CASERTA – “La storia della città non può essere cancellata in nome della politica del contenimento. I simboli e i valori di una comunità sono espressi dalla scuola e dai nomi che portano. Il Giannone di Caserta è come la Reggia. E’ l’emblema della città, con quasi 150 anni di vita e intere generazioni di studenti, molti dei quali hanno svolto e svolgono ruoli di rilievo nelle più svariate professioni”.
Ad intervenire sulla probabile perdita del Liceo classico e la scuola media Giannone di Caserta è Eduardo Giordano, il capogruppo dell’Idv alla Regione, che ha presentato un’istanza al Presidente Caldoro al fine di scongiurare la chiusura dello storico complesso scolastico. Sotto accusa è la legge Tremonti del governo Berlusconi, che in un sol colpo accorpa scuole ed elimina presidenze segreterie e mette gli studenti nella condizione di essere trasferiti in altri istituti. “Quello dell’ex ministro Tremonti è un intervento distruttivo – dice il Consigliere Regionale – che chiude oltre mille scuole e taglia 10 mila posti di lavoro. Una vera mannaia che si abbatte principalmente nella provincia di Caserta e che distrugge indiscriminatamente mirando solo ed esclusivamente al risparmio. Dopo aver colpito il tempo pieno, svuotandolo dei suoi principi educativi e didattici, dopo aver tagliato sul sostegno e ripiegato sui docenti in soprannumero, adesso è la volta di storici edifici scolastici come quello di Caserta”. Quindi anche la politica scende in campo per difendere il Giannone. Ma quale sarà la proposta? “Nel frattempo ho presentato una mozione a difesa della scuola. Poi si penserà a come salvarla. Una soluzione va ricercata, in ogni modo”. Il disappunto del Consigliere Giordano va contro il piano di dimensionamento messo in atto dalla Regione Campania con la delibera n. 435 del 9/8/2011. Un piano che non elimina solo le scuole ma la qualità degli studi, il merito e mette tutti nel calderone di quella che un tempo era chiamata scuola. “Una scuola senza soldi, con meno insegnanti e personale amministrativo, non è una scuola. I dirigenti scolastici – continua Giordano – non possono fare miracoli. Non ci potrà mai essere efficienza nel guidare una comunità scolastica di 900 alunni, suddivisa in tanti plessi scolastici e per di più ubicati in più comuni. E’ la morte della scuola; è la morte dell’istruzione. Il progetto dell’accorpamento delle Istituzioni scolastiche in istituti comprensivi da minestrone aziendalista, è naufragato miseramente”. Comunque la sentenza della Corte Costituzionale n. 147 del 04/06/2012 ha esplicitato molto chiaramente che il comma 4 dell’art. 19 della L.111/2011 è anticostituzionale perché non poteva intervenire su temi quali l’accorpamento delle Istituzioni scolastiche, al fine di ridurre la spesa pubblica, senza tener conto della competenza delle Regioni e delle disposizioni già stabilite dal D.P.R. 233/98 a cui le stesse dovevano/potevano attenersi nel predisporre i piani di dimensionamento scolastico. “In pratica – conclude il dipietrista – lo Stato non poteva “ordinare” alle Regioni di predisporre un dimensionamento scolastico sulla rigidità del numero minimo di alunni (1.000) e la conseguente “scomparsa” delle scuole d’infanzia, primarie, secondarie di I grado mediante la costituzione degli Istituti Comprensivi”.