QUARTO – Il sindaco dimissionario di Quarto, Massimo Carandente Giarrusso, in una lettera aperta ha ribadito l’ irrevocabilità delle proprie dimissioni, maturate all’indomani delle perquisizioni in casa ed in ufficio nell’ ambito di una indagine della Dda di Napoli sulle licenze edilizie clonate.

L’ inchiesta vede tra gli indagati un consigliere comunale, un dirigente, un collaboratore esterno del Comune di Quarto Flegreo, ed un imprenditore locale. Ringraziando quanti in questi giorni, semplici cittadini e politici, gli hanno espresso la propria solidarietà, Giarrusso, che questa mattina ha presenziato al varo della nuova società di calcio locale, ha scritto: “Le mie dimissioni, meditate e decise all’indomani di una perquisizione nella mia abitazione, pur non essendo tra gli indagati, sono un atto forte per dire che Massimo Carandente Giarrusso non è realmente attaccato alla poltrona, ma un cittadino che realmente crede nella giustizia e, soprattutto, realmente ritiene di essere una persona perbene. Avrei potuto trovare mille scuse per non dimettermi: l’approvazione del bilancio, la partenza del progetto di raccolta differenziata porta a porta, la questione discarica al Castagnaro ancora irrisolta, la drammatica emergenza trasporti con la crisi della Sepsa, il caso in via di definizione dell’alluvione del 2005”. “Ero ad un passo dalla risoluzione di tutte queste problematiche che avrebbero sicuramente portato altri benefici alla città – aggiunge il sindaco dimissionario di Quarto – ma tutte queste cose passano in secondo piano dinanzi a sentimenti e stati d’animo personali”. “Ed è proprio per questo che ho deciso di fare un passo indietro – ha proseguito Giarrusso – quando è necessario ed è possibile farlo occorre posporre gli interessi personali agli interessi comunitari, della Città. Per questa vicenda era dunque necessario un atto di responsabilità. Occorre fare largo alla giustizia, alla legalità ed alla trasparenza, soprattutto quando si parla di camorra sebbene si tratti di fatti risalenti al 2009 quando non ero io il Sindaco”. La missiva si chiude con un invito a dimettersi ai consiglieri comunali, come atto di responsabilità per evitare un ulteriore “impasse” dell’ente. Teoricamente Giarrusso ha tempo fino al 30 luglio per poter ritirare le dimissioni, come prescrive la legge, ma con la lettera ha voluto sgombrare ogni dubbio sulla decisione presa.

 

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