Nell’Alto Appennino Bolognese un esemplare di cervo nobile e’ rimasto impigliato ad un laccio, teso dai bracconieri, morendo mentre si dimenava inutilmente per cercare di liberarsi. Il referto del veterinario parla di ”sfiancamento cardiaco imponente e arterie coronariche fortemente dilatate”.

L’ animale, mentre si divincolava per liberarsi, e’ stato inoltre raggiunto da un grosso alano di una vicina abitazione che lo incalzava, rendendo la situazione ancor piu’ insostenibile. Le indagini della Polizia provinciale hanno poi portato per ora a due denunce. La scena del cervo e’ stata notata con i binocoli da un cacciatore dell’Urca (Unione Regionale Cacciatori Appennino) che, dopo aver chiamato altri cacciatori poco distanti ed il responsabile del distretto, si e’ avvicinato all’animale – nonostante la pericolosita’ di un cervo terrorizzato di quasi tre quintali – e lo ha liberato tagliando il cavo metallico che lo bloccava. Il cervo pero’ si e’ accasciato a terra poco distante ed e’ morto. E’ stata poi avvisata la Polizia Provinciale, che ha iniziato le indagini rinvenendo nelle immediate vicinanze altri lacci dello stesso tipo e, nell’orto di una casa colonica, anche ossa di cervo. Non si trattava quindi di un episodio isolato, ma dell’ultima di una serie di azioni criminose contro il patrimonio faunistico, attuate con modalita’ particolarmente crudeli. Gli animali infatti, in queste situazioni, muoiono terrorizzati dopo una lunga agonia. Le indagini sono proseguite con perquisizioni in abitazioni, fienili e magazzini circostanti, che hanno portato al rinvenimento e al sequestro di mezzi illegali di cattura di fauna selvatica, di carni di cervo all’interno di congelatori, di munizioni a palla unica illegali. La Polizia Provinciale ha quindi denunciato due persone, ma non esclude che, nel corso degli accertamenti, si possano scoprire altri responsabili di questi atti di bracconaggio.

 

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