Formalmente l’Italia l’anno prossimo sarà ancora in recessione, ma di appena lo 0,2%. Un dato che, se paragonato al -2,4% di quest’anno permette di dire che la ripresa arriverà comunque nel 2013. Mario Monti torna ad indossare i panni del professore di economia per sostenere che l’inversione di tendenza l’anno prossimo sarà evidente e che la inizia a vedersi la luce in fondo al tunnel.

Nel farlo, tuttavia, mette in guardia dalla tentazione di cambiare strada rispetto a quella del rigore imboccata dal governo dei tecnici: i mercati ci punirebbero e l’Italia perderebbe peso in Europa. Il professore non li cita, ma è un chiaro monito ai partiti e in particolare a chi, complice la campagna elettorale, promette di cancellare le riforme strutturali da lui varate. Presentando la nota d’aggiornamento al Def, in cui il Tesoro rivede al ribasso le stime fatte in primavera, Monti spiega che la recessione è più profonda per la congiuntura economica. “Troviamo le cose in linea con quanto da noi sempre immaginato e previsto, salvo che il quadro internazionale è un po’ peggiore del previsto”. Ciò non significa che non vi sia un’inversione di tendenza: perché dopo il meno 2,4% di quest’anno, il -0,2% dell’anno prossimo si giustifica con “quello che noi economisti chiamiamo, se non ricordo male, l’effetto di trascinamento”. A suo giudizio, infatti, “l’anno prossimo sarà un anno in ripresa, l’andamento dell’attività economica nel 2013 sarà un andamento crescente”. E grazie alle riforme strutturali avviate, che inizieranno a dare i loro frutti, e al risanamento dei conti il quadrò sarà più positivo. A condizione che l’Italia non cambi rotta (come gli chiedono in tanti sia nel Pdl che nel Pd). Perché, ammonisce, “se l’Italia non continuasse sulla strada intrapresa” per risanare i conti “non solo i mercati darebbero segnali negativi”, ma per il Paese sarebbe più difficile “continuare a esercitare un’influenza” in Europa. Ecco perché, aggiunge, “il cardine della nostra politica di risanamento dei conti pubblici rimane invariato: e cioé l’obiettivo del pareggio strutturale nel 2013” che per noi è “l’ancora” della politica economica. Ciò non significa che il governo intenda aggravare il carico fiscale: “Non stiamo lavorando per un aumento delle tasse, ma per ridurre la spesa pubblica attraverso la spending review”. Lo scopo, ribadisce, é quello di “evitare l’aumento di due punti dell’Iva” non solo fino all’estate ma “sine die”. Il premier parla anche dell’incontro con i vertici Fiat. Sabato, spiega, l’azienda darà “un quadro informativo aggiornato sugli intendimenti delle strategie del gruppo riguardo agli impegni in Italia”. Alla domanda su quale linea intenda adottare con il Lingotto, Monti si limita a citare il tavolo sulla produttività e il costo del lavoro avviato la scorsa settimana con le parti sociali. Al termine del Cdm, il presidente del Consiglio torna ad indossare i panni del professore universitario: alla presentazione dell’ultimo libro di Federico Rampini, di Repubblica, dibatte con Antonio Martino di economia e politica. Prima di entrare in sala, però, si informa con l’ex ministro sulle grane interne al partito di Berlusconi. “Ma cosa sta succedendo?”: gli chiede Monti. “Di tutto – gli risponde il parlamentare pidiellino – comunque finisce bene”. In sala, conversando di politica economica, il capo del governo difende il tentativo di dare più trasparenza ai board della Bce (anche attraverso la pubblicazione dei verbali,dice): un modo, è l’affondo diretto ai falchi della Bundesbank, per ridurre le esternazioni di quanti “inquinano il dibattito” determinando ondate di “sentimenti nazionali”. Poi rivela di aver dato un consiglio (che suona più come una critica) ad Angela Merkel: “Ma perché non siete più orgogliosi sulla metà piena del bicchiere greco anziché rattristati, frustrati al limite del disprezzo, sulla parte vuota del bicchiere?”.

 

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