Il pm di Palermo, Antonio Ingroia, parla della trattativa Stato-mafia alla Festa dell’Idv di Vasto e spiega come “la posta in gioco doveva essere molto alta. Per questo l’inchiesta ha suscitato tanto clamore”. Rispondendo ad una domanda di Claudia Fusani sulle dichiarazioni del pentito Spatuzza
e all’inchiesta di Caltanissetta che, sull’omicidio di Borsellino, dovette venire riaperta, Ingroia dice: “Mi rifiuto di pensare che si sia trattato solo di un depistaggio mirato a coprire killer più importanti. E’ chiaro che ci deve essere stato qualcosa di più grande che si voleva coprire”. “Poi, se dopo aver considerato tutto questo – aggiunge Ingroia – si pensa che Borsellino è stato ucciso perché ostacolava la trattativa, forse si intravede la posta in gioco e si capiscono i tanti clamori suscitati”. ”Assolutamente no”. Cosi’ Antonio Ingroia risponde alla domanda se la Procura di Palermo si sarebbe mai aspettata la decisione del Quirinale di sollevare conflitto di attribuzione. Inoltre il magistrato sottolinea che ”non è previsto da nessuna parte che si debba procedere immediatamente alla distruzione delle intercettazioni irrilevanti”. “Non tocca a me fare il difensore di Napolitano, che è difeso da mezzo Paese, ma quando Mancino venne intercettato non era noto che fosse indagato”. Il pm di Palermo, Antonio Ingroia, che confessa di “essere a disagio” quando gli si pongono domande sul conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale, risponde così alla domanda se abbia fatto bene o male il Colle a rivolgersi alla Consulta per quanto riguarda le intercettazioni con Mancino. “Questo Paese ha avuto una classe dirigente profondamente compromessa con la criminalità”. Il pm Antonio Ingroia, all’incontro ha poi continuato ad attaccare “un certo modo di fare politica” spiegando che se non cambieranno le cose “la magistratura non riuscirà ad accertare da sola la verità”. La platea di Vasto, riunita per il settimo incontro nazionale del partito, ha accolto in piedi con un applauso il pm Antonio Ingroia.