GIUGLIANO – “La delibera dell’Asl Napoli 2 nord “delocalizza” e di fatto cancella i presidi Psaut sul territorio. Per questo è necessario un intervento del commissario Caldoro per ripristinare il funzionamento dei presidi Psaut”- Lo hanno dichiarato Nicola Caputo, consigliere regionale e presidente della commissione Trasparenza e Raffaele Topo, consigliere regionale e membro della stessa commissione a margine dell’audizione sulle problematiche conseguenti la decisione di delocalizzare i presidi Psaut.
Alla audizione hanno partecipato, Anita Sala Consigliere regionale, Renato Pizzuti per l’Assessorato alla Sanità e i rappresentanti dell’associazione “L’Eco della Fascia Costiera” Lucia De Cicco e Gennaro Barrano. “La carenza di risorse finanziarie e di organico – spiegano – non giustificano una decisione radicale come quella di privare i cittadini di vaste porzioni di territorio, vedi l’area del giuglianese, di presidi come i Psaut” “La presenza sul territorio dei presidi Psaut è confermata dal dato normativo rappresentato dal decreto 49, in quanto presidio extra ospedaliero, territoriale, e struttura separata dal pronto soccorso, dunque, la “cosiddetta” delocalizzazione rappresenta una violazione della normativa in materia” “Si tratta di strutture di primo intervento, attive h24, – spiegano ancora Caputo e Topo – in cui è prevista l’assistenza medica per casi di minore complessità, l’osservazione medica breve e la piccola chirurgia, sono in grado di fornire una prima risposta a problemi di urgenza o emergenza per i cittadini”. “Il territorio va riorganizzato in modo da consentire a tutti gli utenti un facile accesso ai servizi sanitari di primo soccorso. Imporre ai cittadini di fare un lungo tragitto per risolvere piccoli problemi causa un’appesantimento dei pronto soccorso. I primi dati sugli accessi ospedalieri nella zona del giuglianese parlano già di un grave congestionamento dei pronto soccorso del territorio” “Abbiamo chiesto al Presidente della Giunta regionale Stefano Caldoro e al sub commissario Mario Morlacco – concludono – di intervenire affinché si riveda un provvedimento perché non compatibile con quanto previsto dal decreto 49 e che non fa altro che danneggiare ulteriormente gli utenti di un territorio già difficile”