Beni per due milioni di euro sono stati confiscati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Roma, alla famiglia D’Alterio, contigua al clan dei Casalesi. Il provvedimento, spiega una nota, e’ stato adottato dal Tribunale di Latina su proposta del direttore della D.I.A. ed e’ costituito da beni mobili e immobili localizzati nei comuni del basso Lazio (Fondi, Sperlonga, Formia, Sezze e Latina) e consistenti in societa’ di trasporto, fabbricati, terreni, veicoli e rapporti finanziari.

Ci sono due societa’ di trasporto e relativi beni strumentali, immobili e mobili registrati, quattro fabbricati, un terreno, 26 veicoli e 17 rapporti finanziari tra i beni, per 2 milioni di euro, confiscati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Roma, nei comuni di Fondi, Formia, Sperlonga, Sezze e Latina. Il decreto di confisca e’ stato eseguito nei confronti dei pregiudicati Giuseppe D’Alterio, Melissa D’Alterio e Armando D’Alterio, padre e figli, nel 2010 arrestati all’esito dell’indagine Sud pontino. Il provvedimento e’ stato adottato dal Tribunale di Latina – Sezione Penale al termine di un iter processuale avviato con la formulazione, da parte del direttore della Dia, di un’articolata proposta di applicazione di misure di prevenzione patrimoniali e personali, che seguiva il sequestro d’urgenza dei beni emesso sempre nel 2010 dalla Dda di Napoli, a conclusione dell’attivita’ investigativa. In particolare, secondo la Dia, Giuseppe D’Alterio, detto O’ Marocchino, pluripregiudicato, insieme all’amico Costantino Pagano, coinvolto in una precedente operazione della Dia, “ha rappresentato per lungo tempo un punto di riferimento nel Mercato Ortofrutticolo di Fondi (Mof) per il clan dei Casalesi per via dei suoi stretti legami con pregiudicati campani” che vi operano. Luigi e Armando D’Alterio, secondo quanto emerso dalle indagini della Dia, “celandosi sotto la funzione di autisti delle ditte di trasporto sequestrate, erano pero’ uomini di fiducia di Giuseppe D’Alterio e Costantino Pagano” e si sono rivelati “costantemente impegnati a prestare la propria attivita’ a favore dell’organizzazione di Casal di Principe per l’acquisizione del monopolio del trasporto, facendo all’occorrenza anche da intermediari per l’organizzazione stessa”. I due, in base a quanto riferisce la Dia, avrebbero anche collaborato ad “attivita’ estorsive nei confronti dei fruitori e dei clienti del Mof, all’imposizione con la forza sul territorio del loro monopolio anche nei confronti di soggetti appartenenti a clan avversi, nonche’ al procacciamento ed alla custodia di armi”. Infine, Melissa D’Alterio, sottolinea la Dia, “svolgeva la funzione di gestore delle societa’ di trasporto, di fatto controllate per suo tramite e fedelta’ dal gruppo criminale”. La confisca arriva in seguito alle ordinanze di custodia cautelare e al sequestro di beni ottenuto dai magistrati due anni fa grazie alle indagini del Centro Operativo della Dia di Roma, che durante l’operazione Sud Pontino colpi’ il sodalizio criminale impiantatosi nel Mof e che, forte dell’appoggio del gruppo camorristico capeggiato da Francesco Schiavone, si preparava a divenire egemone nel controllo del trasporto dell’ortofrutta in tutta Italia e in particolar modo sull’asse Fondi-Torino.

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