NAPOLI – “Mai più ritardi nei pagamenti: le amministrazioni pubbliche rispettino i patti contratti con le aziende”. Così l’on. Vincenzo D’Anna, deputato uscente, ricandidato per un seggio in Senato nella lista campana del Pdl. D’Anna, presidente nazionale di Federlab Italia, l’associazione dei laboratoristi d’analisi, punta il dito sulle “troppe realtà imprenditoriali, in particolar modo quelle del comparto sanitario, “che pagano lo scotto più pesante e che si vedono spesso costrette a chiudere i battenti o, peggio ancora, a scivolare nelle grinfie della camorra e degli strozzini per l’incapacità degli enti pubblici di onorare le scadenze dei pagamenti”.
“E’ assurdo – spiega D’Anna – che il pubblico non paghi mai per i suoi ritardi e che quando, invece, tocca ai privati incappare in un ritardato pagamento allora la mannaia del fisco si faccia tagliente”. Eppure il parlamento di Bruxelles è stato chiaro in proposito. La direttiva Ue 2011/7 del 16 febbraio 2011 rafforza, infatti, le tutele delle imprese contro i ritardi nelle transazioni commerciali. Tra le novità del dispositivo viene rimarcato proprio l’obbligo, da parte delle pubbliche amministrazioni all’interno della Ue, di provvedere ai pagamenti entro un termine massimo uniforme di 60 giorni. Ma c’è di più. Viene anche fissato un termine entro il quale far recepire la direttiva dagli Stati membri: 16 marzo 2013. Data che per l’on. D’Anna l’Italia “deve assolutamente a rispettare”. “In periodo di forte crisi economica, come quello che stiamo attraversando – incalza il parlamentare – migliorare il quadro normativo attuale a vantaggio delle Pmi, soprattutto quelle che sono meno attrezzate a far fronte ai ritardi di pagamento dei loro clienti, è un obbligo non solo legale, ma anzi morale che lo Stato è chiamato ad assolvere”. “Da parte mia – conclude il presidente di Federlab – oltre al rispetto della direttiva Ue, sono pronto a battermi in Parlamento affinché i crediti vantati dalle strutture sanitarie e, in generale, da tutti i fornitori di beni e di servizi nei confronti del pubblico siano trasformati in credito di imposta”.