di Alessandro Gatto* E’ assurdo che si continui a coltivare sui terreni inquinati dallo sversamento dei rifiuti pericolosi a Giugliano in Campania e nell’agro aversano, ricchi di metalli pesanti, idrocarburi, diossine, furani e tante altre sostanze molto pericolose per la salute dell’essere umano e dell’ambiente. Si deve rilanciare la proposta del NO FOOD !!!
In altre parole, per favorire anche un inizio di bonifica dei suoli inquinati, si potrebbero convertire le coltivazioni di questi territori, non più destinate all’alimentazione umana e/o animale ma con destinazione diversa, garantendo, al contempo, lo sviluppo agricolo ed economico.
Tanto per fare qualche esempio: è ben noto alla comunità scientifica il meccanismo della FITOESTRAZIONE, attraverso l’utilizzo di specie botaniche adatte a questo scopo (cioè specie a cui siano aggiunti i necessari agenti chelanti, che servono a trattenere e legare gli agenti inquinanti, presenti nel suolo).
L’elenco delle piante da utilizzare a questo scopo è davvero molto lungo, ci limitiamo, in questa sede, a citare solo qualche esempio: l’impiego della canapa (coltivazione tipica di Terra di Lavoro fino a qualche decennio fa) per la produzione di diversi tipi di materiali utili in bioedilizia, nelle componenti di auto, moto, navi, treni, ecc., di vivai di fiori e di altre piante ornamentali, di pioppi e specie simili (il territorio è adattissimo per questa specie botanica) per l’utilizzo del legno in vari impieghi industriali e così via dicendo, evitando però qualsiasi tipo di incenerimento delle biomasse prodotte al fine di evitare la dispersione degli inquinanti nell’ambiente (aria, acqua, suolo). In questo modo si potrebbe riuscire ad ottenere un inizio di bonifica (l’estrazione completa di tutti gli inquinanti immessi nel territorio dell’aversano e del giuglianese sarà davvero dificile attuarla ma in questo modo si potrebbero fare due cose utili: continuità allo sviluppo agricolo-economico e parziale bonifica a costi davvero contenuti).
Ovviamente tale proposta deve essere concretamente supportata dalle associazioni di categoria del mondo agricolo. In passato qualche sigla del mondo agricolo ha anche appoggiato l’idea e pare che qualche timido tentativo sperimentale di coltivazioni no food sia anche stato effettuato. Ora si chiede che tutti i siti già caratterizzati come inquinati e quindi pericolosi per le coltivazioni destinate all’alimentazione umana vengano rapidamente convertiti in coltivazioni cosiddette “NO FOOD”. Il tutto, ovviamente, sotto lo strettissimo controllo di organi statali che possano scongiurare speculazioni di ogni tipo e lasciando che siano interessati solo ed esclusivamente i territori realmente inquinati e già “caratterizzati” sotto il profilo tecnico-scientifico da avviare a bonifica.
Cosa ne pensano i candidati alla Camera ed al Senato della Campania ?
Che dalle parole si passi ai fatti ed anche in fretta perchè sono passati troppi anni da quando si è scoperto il fenomeno dell’inquinamento da rifiuti tossici di questa particolare area della Campania e non si è mai attuato un serio e completo piano di bonifica del territorio.
*Volontario Wwf