CASERTA – Una presenza d’eccezione al Teatro Civico 14 di Caserta. Lunedì 25 febbraio [ore 21.00] salirà sul palco di vicolo della Ratta Paolo Musìo, attore ed autore teatrale che vanta, nella sua carriera, collaborazioni con registi come Trionfo, Testori, Squarzina, Castri, Nekrosius, Ronconi, Terzopoulos, Corbelli e Martone.
Lo spettacolo VOCE scritto, diretto e interpretato da Musìo, si fonda su uno spazio mentale. Un paesaggio in continuo mutamento «un luogo sconosciuto, non si trova sulle mappe il luogo in cui si forma il vento, al centro del petto. Un punto in movimento. Un fuoco di massima concentrazione». Il testo di VOCE è una macchina che stritola la sua vittima, un personaggio alle prese con il caos della memoria in tempi di vitalità mortificata. L’azione, sospesa, si svolge in un presente inafferrabile in cui l’io, fuori dai confini della storia individuale, dalla piccola biografia dell’autore, si perde e si ritrova infinitamente riflesso. Il lavoro si avvale dell’ideazione scenica di Thorsten Kirchhoff, artista danese tra i tre chiamati a rappresentare la Danimarca alla prossima biennale di Pechino. Il suo intervento, lontano da ogni intento scenografico, indirizza fortemente la performance sul piano dell’arte visiva contemporanea.
VOCE è il primo passo del progetto Idiot, che intende lanciare temi di lavoro e di confronto sulla contemporaneità ad artisti ed operatori culturali di ambiti diversi. Idiot è anche un nuovo spazio polivalente a Torino, nel quartiere di Porta Palazzo.
Cenni biografici:
Paolo Musìo vive a Torino, ha 48 anni e tre figli. Sta per aprire un piccolissimo spazio a Porta Palazzo. I progetti a cui attualmente sta lavorando sono: Eremos, dai testi di Carlo Michelstaedter, con la regia di Theodoros Terzopoulos ed installazioni di Jannis Kounellis; Fatzer di Brecht, regia di Fabrizio Arcuri, Operette Morali di Leopardi, regia di Mario Martone e Voce, performance da un suo testo. È attore ed autore teatrale. Ha lavorato con registi come Trionfo, Testori, Squarzina, Castri Nekrosius, Ronconi, Terzopoulos, Corbelli, Martone.
La poetica teatrale di Paolo Musìo:
«Sono attore e scrivo testi e adattamenti. Sono impegnato da qualche tempo in un piano di smantellamento, di semplificazione e approfondimento a beneficio della comunicazione.
Cerco di smantellare tutto ciò che mi sembra accessorio, fatto solo per essere gradito, riconosciuto. Citazioni, mascheramenti, tecnologia. Ho bisogno di uno spazio vuoto da togliere il fiato. Da non saper più cosa fare, dove girarmi. Cosa dire.
Semplificare è necessario quando c’è urgenza e in un certo senso pericolo. Approfondire è necessario a fare in modo che solo ciò cui si è concesso tempo e un po’ di cura abbia qualche possibilità di fiorire. Come attore cerco di aprire la via all’energia del corpo per conquistare spazi di libertà. Nella scrittura mi occupo della dimensione ritmica, fisica delle parole, perché il più possibile scrittura e pronuncia pubblica del testo siano una azione sola, e diano atto del massimo di intimità in cui le parole sono nate e del massimo di pubblicità in cui si consumano. A volte combatto per piegare la letteratura ai miei scopi, spesso perdo, ma su questo fronte devo ancora sbagliare un bel po’. Costruisco testi macchina che tendono a stritolare colui o coloro che li abitano. Questo conflitto mi interessa, come lotta di chi intraprende un’azione e deve fare fronte, in pubblico, alle conseguenze che ne derivano, a ripetuti, continui fallimenti. Mi sembra che significhi bene l’avventura umana. Mi piacerebbe portare sempre più nel mio lavoro, una autentica dimensione contemplativa, non fatta di atmosfere più o meno evocative, in cui chiunque possa partecipare emotivamente al conflitto ma al tempo stesso osservarlo a distanza.
Ho la necessità di concentrare la mia attenzione sul fluire del tempo, di ascoltare e interrogare il silenzio. Individuare ciò che senza riuscirci cerca di opporre resistenza al continuo mutamento, avere sempre presente questa doppia dimensione di costruzione e distruzione. Nel lavoro mi trovo sempre più spesso ad osservare la vita dal punto di vista del morto, o nel dialogo con il morto. Cerco di non perdere mai di vista questo sfondo davanti al quale ogni azione umana si svolge. In quella condizione trovo qualcosa di profondamente connesso a quella che per me è l’essenza del teatro. Un luogo in cui la memoria divora il presente, ed il presente crea nuova memoria, un luogo in cui può bruciare la vita più intensa nel conflitto con la sua negazione. In questa ricerca, pur da solo, sono in ottima compagnia, tra i morti e qualche vivo col quale di tanto in tanto mi capita di parlare di questo. Solo da tali premesse posso e voglio poi occuparmi di contenuti, di vero e di falso, di storie e di Storia, di forma e di stile, di letteratura, di cronaca, di moda e anche di chiacchiere. Ho l’esigenza di condividere con altri artisti e soprattutto con il pubblico questo percorso così spinto nell’ambito individuale. La ricerca di compagni di viaggio è uno dei punti centrali. So che questo lavoro ha senso solo in una prospettiva politica, solo come azione politica. Più precisamente come tecnica di creazione di libertà condivisibili. Ho tempo, è chiaro che queste riflessioni vengono in mente a uno che ha tempo. Sempre più gente attorno a me ha tempo e mille preoccupazioni, come me. A volte penso che il destino della mia generazione sia stato quello di avere così tanto tempo per sé, fuori da schemi di potere, da dover trasformare questa specie di condanna in una opportunità. Non so se ci stiamo riuscendo. La vita è così breve e l’arte è tanto grande.
Mi dispiace vedere troppo spesso che gli artisti non si sentono contro il potere, ma lo cercano, un po’ come i suicidi cercano la morte. Credo che sia necessario lottare oggi per fornire a noi stessi ed a chi partecipa al nostro lavoro sempre più efficienti strumenti interpretativi della realtà, lottare per educare le nuove generazioni al libero pensiero, all’elaborazione delle informazioni, ed anche alla ribellione nelle più varie forme. Vivendo assolutamente privo di speranza sento che ancora nell’arte è contenuta una possibile azione, qualcosa di buono». (Paolo Musìo)
VOCE
Testo recitazione e regia di Paolo Musìo
Ideazione scenica di Thorsten Kirchhoff
Suoni di Bruno Franceschini
Date
Teatro Civico 14 – Vicolo F. della Ratta n°14, Caserta
Lunedì 25 febbraio 2013 ore 21,00