CASERTA – Tra continui arresti di affiliati e repentine collaborazioni con la giustizia, il potente cartello Casalese guidato dal giovane Carmine Schiavone, già prima del Natale 2012, faticava a farsi pagare il pizzo dagli imprenditori di Casale e dei comuni vicini tanto che gli emissari inviati da “Carminotto” dovevano essere molto espliciti con le vittime.

“Se vuoi restare in piedi devi pagare come pagano tutti gli imprenditori per aiutare le famiglie dei carcerati”: è questa una delle frasi pronunciate dagli estorsori e captate dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, poi confluite nell’ordinanza notificata questa mattina in carcere al rampollo degli Schiavone, Carmine, di 30 anni, e ai suoi tre emissari Francesco Piccolo (33 anni), Luigi D’Ambrosio (40 anni) e Costantino Diana (35 anni). I reati contestati sono l’estorsione e la tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Non basta più dunque, emerge dalle indagini, il semplice accenno alla “famiglia” o a “quelli di Casale” per farsi pagare dai commercianti. Un segnale, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ha coordinato l’inchiesta, della minore capacità di intimidazione della cosca ormai in mano a soggetti giovani o comunque con scarsa esperienza che hanno voglia di mettersi in mostra senza possedere un elevato spessore criminale. Una circostanza che gli stessi imprenditori notano, tanto che due tra gli esercenti avvicinati, hanno deciso collaborare con gli inquirenti denunciando i tentativi di estorsione. Molti altri però hanno preferito pagare una tangente, che spazia dai mille ai 5mila euro. Determinanti anche le dichiarazioni di due fedelissimi di “Carminotto”, Eduardo Di Martino e Raffaele Maiello, arrestati tra la fine del 2012 e l’inizio di quest’anno e subito passati nelle fila dei cosiddetti pentiti.

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