SAN MARCELLINO – “Poter condividere e spezzare il proprio pane con gli altri rende più ricca l’intera umanità”. È il fulcro del messaggio che Mons. Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa, ha voluto rivolgere ieri venerdì 22 marzo agli studenti della Scuola Secondaria di Primo Grado “Leonardo da Vinci” di San Marcellino, in occasione della VI Edizione della Festa del Pane.

Tra le personalità e associazioni, erano presenti Pasquale Carbone, primo cittadino; Maria Amalia Zumbolo, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo; don Peppino Esposito, direttore dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso; don Salvatore Verde, parroco della Chiesa Madre di San Marcellino Martire; la Pro-Loco di San Marcellino; una rappresentanza di donne straniere presenti sul nostro territorio e di donne italiane. In collaborazione con docenti e associazioni, nell’ampio spiazzale antistante l’istituto i ragazzi hanno esposto cartelloni e offerto a tutti le diverse varietà di pane disposte sui deliziosi stand allestiti. “Mi sembra particolarmente emblematica la parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci – ha detto Spinillo agli studenti sistemati nel grazioso anfiteatro all’aperto – in cui un semplice ragazzo non esitò ad offrire a Gesù tutto il cibo che egli possedeva: cinque pani d’orzo e due pesci furono poi moltiplicati fino a sfamare la grande folla al seguito del figlio di Dio. Non posso che augurare a voi ragazzi di avere la stessa generosità di quel ragazzo, la cui bontà d’animo servì a soddisfare il godimento di tutti”. Quando nacque quest’iniziativa nel 2008, ha precisato la dottoressa Zumbolo, si decise di “puntare sul pane quale simbolo di accoglienza, solidarietà e condivisione. Oggi questa festa è una ricorrenza annuale che riscuote sempre maggiore attenzione e partecipazione. Ringrazio di cuore il nostro Vescovo e i responsabili di “Festa dei Popoli”, che quest’anno hanno voluto inserire l’evento nel loro programma ufficiale. Il loro impegno per l’integrazione e il dialogo costruttivo con gli immigrati è sicuramente da elogiare: l’accoglienza non è un gesto di cortesia, ma deve essere l’unica strada percorribile nel terzo millennio per inaugurare una cittadinanza differente”.

 

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