PONTECAGNANO – Sembrava un caso particolarmente difficile, un efferato omicidio con l’occultamento del cadavere rimasto sepolto per quattro giorni in quel terreno abbandonato nei pressi dell’aeroporto Salerno Costa d’Amalfi. Un delitto maturato negli ambienti degli stranieri senza fissa dimora, costretti a vivere ai margini, in una capanna ricavata tra il fogliame di un piccolo canneto lavandosi con l’acqua di un canale di irrigazione.
In tali condizioni è facile che due Ucraini ubriachi fino all’osso, possano perdere il lume della ragione ed aggredire alle spalle il loro amico rumeno, attirato in una trappola con la scusa di bere un bicchiere e dal quale pretendevano il saldo di cento euro per una partita di rame rubato e non pagato. Ed è facile che la povera vittima (come ricostruito dalle indagini) finisca per morire dopo ventiquattrore di lenta ed inesorabile agonia sotto gli occhi dei suoi due carnefici che aspettano la morte (o forse nemmeno) per seppellirlo in una buca scavata alla meno peggio poco distante, per poi dileguarsi in quel buco nero che accoglie gli extracomunitari senza nome nè volto.
Lo ritroveranno i Carabinieri nel pomeriggio di domenica 27 maggio 2012, un corpo esanime, mezzo seppellito in una profonda buca scavata alla meno peggio. A guidarli sul posto il fratello della vittima allarmato per quell’assenza di più di due giorni del congiunto.
Il morto si chiamava IFRIM Petrica di 47 anni, rumeno, in Italia da circa cinque anni, muratore, residente a Pontecagnano dove abitava anche il fratello Joan. Le profonde ferite che presentava al volto non lasciavano dubbi sulla natura della morte.
I due carnefici ucraini non avevano fatto però i conti con la determinazione degli investigatori del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Salerno e del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Battipaglia e dei Magistrati della Procura salernitana, diretta dal Dr Franco ROBERTI che si sono occupati del caso.
Meticolosa la ricerca tra gli extracomunitari senza fissa dimora, intercettati e foto segnalati ad uno ad uno. Ogni fermato ha aggiunto una tessera a quel difficile mosaico che dopo un po’ ha portato a dare un volto prima ed un nome poi ai due assassini. Il tutto supportato da una certosina ricerca di ogni indizio sul campo, condotta anche con l’utilizzo, per la prima volta nell’ambito della provincia salernitana, di cani molecolari, addestrati cioè alla ricerca delle molecole lasciate sul terreno da ciò che si ricerca. Attività questa che ha permesso di stabilire esattamente dove l’uomo è stato ucciso ed il percorso attraverso il quale è stato trascinato sino alla buca dove è stato poi sepolto.
La piena confessione di uno dei due Mikail KRAVEZ 33enne, ucraino arrestato e rinchiuso nel carcere di Fuorni dopo circa quindici giorni di serrate indagini e la successiva localizzazione nel proprio paese di origine del suo complice, Stefan KARBOVSKYY 40enne ha cosi permesso di chiudere il caso.
La Procura salernitana ha già chiuso le indagini ed ha chiesto al GIP il rinvio a giudizio dei due assassini.
Adesso il processo per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di IFRIM Petrica 48enne rumeno assassinato a badilate in un canneto per cento euro di rame.