Riceviamo e pubblichiamo la nota del vescovo Valentino di Cerbo sul terremoto. “Il terremoto colpisce soprattutto i poveri e i poveri sono la parte più fragile della società che il mistero del Natale ci invita ad accogliere e a porre al centro dell’attenzione della Comunità cristiana e delle Istituzioni civili.

Il terremoto può diventare occasione di strumentalizzazione da parte di chi governa e da parte di quanti dalle disgrazie altrui si propongono di trarre vantaggi illeciti. Questo pensano i cristiani del territorio matesino a proposito della recente polemica circa i fondi previsti per il restauro delle Chiese terremotate – la maggior parte – del nostro territorio. Qualche organo di stampa ha voluto contrapporre il restauro delle chiese alle necessità delle persone colpite dal sisma, quasi a voler lanciare il messaggio che se aggiustiamo le case e lasciamo chiuse le chiese faremmo una cosa ragionevole. Ma è così? Ma è vero che le chiese, come qualcuno vorrebbe far intendere, servono soltanto ai preti o ai devoti?

 

Dimentichiamo spesso che le chiese nei nostri territori sono le poche, quando non le uniche, agenzie di animazione spirituale e culturale; sono tra i più significativi luoghi di incontro, di confronto, di aggregazione delle nuove generazioni e di formazione della gente a quei valori alti che permettono una vita più civile e umana, sono tra le poche porte aperte alle necessità dei poveri e dei disperati e (quasi) le uniche cose belle che impreziosiscono la nostra terra e la rendono interessante ed appetibile a quanti la vogliono visitare, perché custodi di un patrimonio di arte e di cultura che i monumenti laici (per la maggioranza, in cattivo stato) non conservano più…

Sarebbe bene che riflettessimo di più sul significato e l’utilità delle chiese per il nostro territorio, anche per evitare le gratuite polemiche di chi  – forse con l’intenzione di favorire i meno abbienti e sbandierando il consunto adagio “più case e meno chiese” –  non si rende conto del grande servizio che le Chiese e la Comunità cristiana rendono alla nostra gente. Chi vuole, lasci pure le Chiese chiuse. Si renderà conto in breve tempo del danno immenso che provocherebbe alla nostra terra, alla nostra cultura e soprattutto ai poveri. Ma come credenti confidiamo nella lucidità e nel buon senso di chi deve decidere”.

 

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