Verità e giustizia. Sono le parole d’ordine che nella giornata di ieri hanno guidato verso il Quirinale Padre Maurizio Patriciello e il gruppo di giovani mamme della cosiddetta Terra dei fuochi che, testimoni dirette del dolore per la perdita dei propri bambini e bambine, si sono fatte portavoce delle tante famiglie che hanno visto la scomparsa dei propri cari a causa di quella preoccupante impennata di patologie tumorali che in questi anni è stata paragonata a una vera e propria emergenza sanitaria.

 

È l’alba quando il pullman muove dalla chiesa di San Paolo Apostolo al Parco Verde di Caivano per raggiungere la capitale dove in mattinata è previsto l’incontro con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

 

All’arrivo nel piazzale del Quirinale, Patriciello e le mamme vengono subito circondati da un nutrito gruppo di giornalisti che li attende sotto un leggera pioggia che somiglia quasi a un pianto di commozione col quale anche il cielo sembra esprimere la propria commozione per il coraggio col quale le giovani mamme testimoniano alle telecamere la forza autentica che le guida, nonostante il grande dolore, nella battaglia per la rinascita del territorio campano.

La stessa forza che, come un grido di dolore levato da quelli che furono i propri bambini e le proprie bambine, le mamme hanno messo nero su bianco in una dura quanto commovente lettera consegnata nelle mani del Presidente Napolitano assieme a precise richieste d’impegno per un territorio stremato dai troppi anni di abbandono in cui una sciagurata classe politica (di cui lo stesso Napolitano ha fatto e continua a far parte con le tutte le responsabilità che ne conseguono – ndr) l’ha precipitato esponendolo a ogni sorta di aggressione, come scrivono anche le mamme nella loro lettera, da parte di un genio criminale a tre teste formato da ecomafia, industria criminale e colletti bianchi.

In poco più di un’ora di colloquio, che ha visto Napolitano quasi sempre nel ruolo di auditore di fronte alle tristi storie delle mamme, delle gravi perplessità espresse da don Patriciello in merito alla vicenda dei verbali secretati di Schiavone, all’annosa questione del registro regionale dei tumori e alle disfunzioni del sistema sanità che ne hanno impedito la realizzazione, allo spettro della prescrizione che incombe sul processo “Carosello Ultimo Atto” che vede alla sbarra i fratelli Pellini quali responsabili dello scempio ambientale di Acerra, e che rischia di lasciare per l’ennesima volta senza responsabili la devastazione del territorio campano. Interrogativi espressi a chiare lettere nell’altro documento consegnato nelle mani di Napolitano a firma del Coordinamento Comitati Fuochi.

Nell’ambito del colloquio e degli appunti raccolti, l’unica domanda di Napolitano che ha scosso Patriciello e le mamme è stata quella sul perché del rifiuto all’ipotesi di realizzazione di un nuovo inceneritore, previsto peraltro nel comune di Giugliano. Netta e categorica la risposta da parte delle stesse mamme che nell’esprimere il malessere con cui oggi si è costretti a vivere in un territorio nel quale già un colpo di tosse o una febbre che dura un giorno in più apre le porte alla paura di malattie ben più gravi, hanno rifiutato senza mezzi termini l’idea di aggiungere altri contributi a questo terrore e all’inquinamento delle loro terre.

A fine giornata sia Patriciello che le mamme, pur nella soddisfazione di aver potuto depositare le proprie istanze direttamente nelle mani del Capo dello Stato, non hanno nascosto perplessità sull’esito degli impegni annunciati da Napolitano circa la necessità di fare chiarezza sulle vicende che gli sono state esposte. Perplessità figlie di un clima di sfiducia che forse è il primo grande ostacolo da superare da parte di quella classe politica che annuncia continuamente il proprio impegno per il territorio campano, e che ormai da anni animano lo spirito combattivo i tanti che giorno dopo giorno portano avanti le proprie battaglie per la difesa del diritto alla salute proprio e delle nuove generazioni.

Vincenzo Viglione

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