Via libera al cacciatore europeo dei mondi abitabili. La missione, che prevede un importante contributo italiano, è stata approvata dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa), si chiama Plato e prevede entro il 2024 il lancio di una sonda destinata a cercare pianeti simili alla Terra.

Plato (Planetary Transits and stellar Oscillations) è la terza missione scientifica dell’Esa nell’ambito del programma Cosmic Vision, per gli anni 2015-2025. A bordo ci saranno ben 34 piccoli telescopi che per sei anni scandaglieranno l’universo osservando circa un milione di stelle ed i relativi pianeti che ruotano intorno ad esse. Alla missione l’Italia partecipa con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). E’ un riconoscimento all’importante contributo fornito dalla ricerca e dall’industria italiane nel campo dell’ottica e dell’elettronica. “Plato completerà il lavoro già iniziato da Gaia, il satellite europeo lanciato lo scorso dicembre, che nei prossimi anni censirà le stelle che si trovano intorno al Sole determinandone posizione e tipologia con accuratezza mai raggiunta prima”, dice Giampaolo Piotto, dell’Università di Padova, e membro del gruppo scientifico della missione. “Plato – aggiunge – ci indicherà quali, tra queste stelle, potranno ospitare sistemi solari simili al nostro fornendoci la completa comprensione dell’architettura di questi sistemi, e di dove possa essere presente la vita”. Sono quasi un centinaio i ricercatori italiani che lavorano alla progettazione degli strumenti e agli aspetti scientifici della missione. I ricercatori sono sparsi su tutta la penisola: da Padova a Catania, Milano, Firenze, Palermo, Torino, Napoli, Roma. È italiano anche un segmento del centro elaborazione dati, curato dall’Asdc (Asi Science Data Center), il centro per l’analisi dei dati scientifici dell’Asi. “La nostra comunità è entusiasta per le opportunità fornite da Plato essendo già molto attivi nello studio degli esopianeti”, dice Isabella Pagano, coordinatrice della missione per l’Inaf . “Plato – aggiunge – sarà cruciale per progredire nella fisica degli esopianeti e nella fisica stellare. Sarà anche l’occasione per molti giovani studiosi di lavorare a un progetto di ampio respiro e di lungo termine, fianco a fianco con i loro colleghi europei”.

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