“‘Per amore del mio popolo non tacerò’. La ribellione al silenzio, all’omertà e all’accondiscendenza complice. E’ questa l’arma con cui Don Peppe Diana ha sfidato la camorra, mettendo in crisi un sistema che si regge sulla paura e sulla rinuncia alle regole fondamentali della convivenza civile”. Così il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico ricorda Don Peppe Diana, parroco di Casal di Principe (Caserta), nella ricorrenza del 20/o anniversario dell’uccisione del sacerdote da parte della camorra.

“L’eroismo semplice e umile di Don Peppe Diana – aggiunge Bubbico – consiste nell’aver voluto fare fino in fondo il suo lavoro di parroco che, a costo della vita, non ha accettato i soprusi e le violenze, anzi, li ha denunciati dall’altare. Una denuncia pubblica che ha creato una crepa nell’assedio della camorra a Casal di Principe, mettendo in crisi i cardini su cui i sistemi criminali si reggono: la paura e il silenzio. Per questo motivo, Don Diana fu ucciso proprio mentre si accingeva ad andare sull’altare, mentre stava compiendo un gesto quotidiano e, al tempo stesso, rivoluzionario e intollerabile per la logica criminale”. “La sua Chiesa militante, le sue esortazioni a reagire, la sua testimonianza – dice ancora Bubbico – oggi più che mai, ci ricordano che la battaglia contro le forze del male non è ancora vinta. C’è bisogno ogni giorno dell’impegno di tutti. E’ necessario il lavoro costante delle istituzioni, delle forze dell’ordine, della magistratura, ma c’è bisogno anche dell’impegno di ognuno di noi, come cittadini. Il nostro no convinto e forte alle mafie rende onore a quella voglia di riscatto e di libertà che è costata la vita a persone come Don Peppe Diana e, soprattutto – conclude il viceministro – coltiva la speranza che quei sacrifici non siano stati inutili”.

 

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