– ”Non si può continuare a vivere per anni sul ciglio del burrone dei licenziamenti”. E’ quanto scriveva due anni fa, sul sito del Comitato mogli operai Pomigliano D’Arco, parlando dei ‘Suicidi in Fiat’, Maria B., la 47enne cassintegrata del reparto logistico del Lingotto a Nola, il cui cadavere è stato trovato ieri sera nella sua abitazione ad Acerra, ad alcuni giorni di distanza dalla morte. La donna, il 2 agosto 2011, dopo che un operaio dello stabilimento Fiat di Pomigliano D’Arco aveva tentato di togliersi la vita ferendosi più volte con un’arma da taglio, aveva scritto una sorta di articolo dal titolo ”Suicidi in Fiat”, pubblicato un anno più tardi sul sito del Comitato mogli operai Pomigliano, del quale la 47enne faceva parte. ”L’intero quadro politico-istituzionale – scriveva la donna – che da sinistra a destra ha coperto le insane politiche della Fiat, è corresponsabile di questi morti insieme alle centrali confederali”. Nello scritto, la donna accusa Fiat e Marchionne di ”fare profitti letteralmente sulla pelle dei lavoratori che sono costretti ormai da anni alla miseria di una cassa integrazione senza fine ed a un futuro di disoccupazione”. ”Il tentato suicidio di oggi di Carmine P. – aggiungeva Maria – cui auguriamo di tutto cuore di farcela, il suicidio di Agostino Bova (ex operaio di Termini Imerese) dei giorni scorsi, che dopo aver avuto la lettera di licenziamento dalla Fiat per futili motivi è impazzito dalla disperazione ammazzando la moglie e tentando di ammazzare la figlia prima di togliersi la vita, sono solo la punta iceberg della barbarie industriale e sociale in cui la Fiat sta precipitando i lavoratori. Anche per questo la lotta dei lavoratori Fiat contro il piano Marchionne ed a tutela dei diritti e dell’occupazione – concludeva – rappresenta un forte presidio di tenuta democratica per l’intera società”.