Nicola Cosentino avrebbe incontrato il capo dei Casalesi, Francesco ‘Sandokan’ Schiavone, per parlare di appalti e politica. Ed avrebbe “chiuso” per conto del clan la tangente per la centrale termoelettrica di Sparanise (Caserta). Lo ha affermato il pentito Roberto Vargas nel’udienza del processo ‘Il principe e la scheda ballerina’ al tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che vede imputato l’ex sottosegretario. Nicola Schiavone (figlio di Sandokan), inoltre, riferì a Vargas che ”Cosentino è cosa nostra”. L’ex sottosegretario è imputato per reimpiego di capitali illeciti con l’aggravante mafiosa in relazione alla costruzione di un centro commerciale mai edificato. “Cosentino – ha affermato Vargas rispondendo alle domande del pm della Dda, Fabrizio Vanorio – ha incontrato Sandokan dopo la scarcerazione di quest’ultimo nel 1993 e prima del blitz Spartacus (1995); i due si sono incontrati nel magazzino annesso al negozio di scarpe di Vincenzo Cantiello (parente del boss Salvatore Cantiello, detto Carusiello, ndr). Me lo disse lo stesso Cantiello nel 2003 dopo che uscì di cella. Poi nel corso degli anni più volte Nicola Schiavone (figlio di Sandokan) mi ha detto che Cosentino era ‘cosa nostra”’. Sulla centrale di Sparanise Vargas racconta di aver saputo della vicenda estorsiva dopo che fu scarcerato il fratello Pasquale nel 2003. “A Pasquale fu assegnata da Nicola Schiavone e Giuseppe Misso la zona dell’Agro-caleno (alto Casertano, ndr) per le estorsioni, il cui referente era Giuseppe Papa. Quando si pose il problema di chiedere la tangente alle ditte che stavano costruendo la Centrale termoelettrica, Nicola Schiavone mi disse che non dovevamo fare nulla perché Cosentino aveva chiuso l’affare con una tangente mensile di circa 20mila euro che ogni mese veniva consegnata nelle mani del cassiere del clan Nicolino Panaro”

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