«Dall’inizio della primavera araba sono passati cinque anni, ma sembrano trenta. L’interesse internazionale è, via via, scemato e adesso è subentrata la paura lì e il disinteresse degli occidentali». Così Francesca Paci, intervistata dalla collega Rosaria Talarico, inviata de La Stampa, ha iniziato il suo intervento stamattina, 11 settembre, durante la terza e ultima giornata della Summer School Ucsi Agrorinasce, nella Casa delle Associazioni, a Casal di Principe. La primavera araba ha avuto tra i suoi attori principali Twitter, Facebook, Youtube, gli strumenti comunicativi attraverso cui le nuove generazioni di tunisini, egiziani, libici, yemeniti, turchi, siriani sono entrate in contatto con la politica, fino a quel momento considerata inaccessibile, e hanno osato sfidarla. Internet si è rivelato un megafono globale per gli attivisti, ma, alla prova del tempo, c’è da dire che anche i dittatori militari e i regimi islamisti hanno imparato a usare questo strumento. «Di fatto – ha spiegato la Paci – i nuovi media sono stati utili per catalizzare le grandi masse, ma non hanno inciso sui risultati elettorali. Io sono ottimista. Credo si sia messo in moto un meccanismo che non permetterà di tornare indietro, anche se ci vorranno anni, come è stato per la Rivoluzione francese, ma anche per il Regno Unito, per gli Usa, per le rivoluzioni di velluto». Alla scuola, la mattinata è iniziata parlando dell’“11 Settembre” con Salvatore Buglione, responsabile della comunicazione della Fondazione Polis, e Diego Lazzarevich, docente di dottrine politiche al Dipartimento di Scienze politiche della “Jean Monnet” Seconda Università di Napoli. Subito dopo è seguita una breve, ma interessante testimonianza: Laura Meda, giornalista specializzata in “Investigative journalism”, ha spiegato alla classe come si studia il giornalismo investigativo alla Columbia University, dove ha frequentato un master estivo di un mese. «Sono tornata a casa con tanti dati – ha detto –, ma, più importante ancora, con un metodo, un approccio innovativo alla professione». La mattinata si è conclusa nella parrocchia di San Nicola di Casal di Principe, con l’incontro con don Franco Picone e con la visita ai luoghi dove fu ucciso, da sicari della camorra, don Peppe Diana.

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