CASTELLO DEL MATESE – Quanta commozione. Specie quando al termine della cerimonia eucaristica, presieduta dal vescovo della diocesi di Alife-Caiazzo, Valentino Di Cerbo, nella giornata di S.Giuseppe, il gruppo di ragazzi che ha raccolta le firme per la intitolazione di uno spazio pubblico a Don Giuseppe Manzo sono state proiettate foto, immagini(come quella ormai mitica che ritraeva Don Geppino, con un parrucchino, in compagna di Tony Tammaro, altre con gruppi di castellani, e nei suoi paramenti sacerdotali) e spezzoni del funerale del parroco deceduto nel 2002 dopo 27 anni di attività pastorale nella comunità.

Il legame tra Don Geppino e Castello è nato nei primi giorni di vita del prete: la madre non aveva latte e la “mamma di latte” era del piccolo paese matesino dove nel 1974 sarebbe ritornato come parroco. Chiesa di S. Croce gremitissima per l’occasione davvero speciale. Ma prima dello scoprimento della targa onomastica nella piazzetta antisante la chiesa momenti molto significativi e pieni di riflessioni e testimonianze sulle tappe della vita pastorale sono stati illustrati al termine della S.Messa con gli interventi dei sindaci di Castello del Matese e Piedimonte Matese, Antonio Montone(un grazie al gruppo di ragazzi che su invito di Don Geppino ricostituirono anche il comitato della Madonna delle Grazie) e Vincenzo Cappello, dell’amico di infanzia e confratello sacerdotale Don Marcello Caravella, di Don Marco Wochna, che mosse i primi passi di giovane prete proprio con Don Geppino(“Da lui ho imparato che la porta deve stare sempre aperta come faceva lui”), del parroco Don Antonio Rinaldi che ha ricordato i primi anni di conoscenza al seminario di Benevento ed il senso di appartenenza che già allora sapeva trasmettere. Don Antonio ha anche letto due belle lettere di Don Carlo Rocchi e di Padre Giulio, passionista in cui hanno raccontato il loro incrociarsi con il percorso umano e sacerdotale di Don Geppino. Una nuova testimonianza è stata fornita , come al mattino, dal nipote giornalista, Antonio Manzo, che ha partecipato anche a Castello Matese con una larga presenza di familiari arrivati da Salerno: il nipote, ha ringraziato le amministrazioni e le cittadinanze e ha proposta l’istituzione con la diocesi di una sorta do borsa di studio per la formazione nel campo sacerdotale(il tema affrontato anche in mattinata).” Sul biglietto della sua ordinazione sacerdotale c’era scritto “questa non è la festa di Don Geppino ma del sacerdozio”, ha scandito il giornalista del “Mattino”. Ma il posto-chiave l’ha avuta la relazione di Michele Malatesta letta da Giuseppe Buonpane: ancora una volta ha ricordato tanti episodi,privati e pubblici, che hanno lumeggiato la figura del sacerdote matesino.”Noi tutti amici ed estimatori di Don Geppino, che non abbiamo avuto il privilegio di avere per nostro parroco Don Geppino, siamo riconoscenti ai fedeli della parrocchia di S.Croce e all’amministrazione comunale che ne ha interpretato i voti, facendone incidere sulla pietra il nome a perpetua memoria ed additandolo come fulgido esempio di zelo sacerdotale alle generazioni future” ha scritto Malatesta. A coordinare la manifestazione l’amico e presidente dell’ente montano , Fabrizio Pepe.

Michele Martuscelli

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