Che il virus avesse ricominciato a travolgere le nostre vite l’avevamo capito, eppure usare la lente d’ingrandimento per esaminare cosa accade oggi nei singoli quartieri della città, è un esercizio che provoca ulteriore preoccupazione. Nei quindici giorni che hanno preceduto il Natale la situazione è precipitata, in queste ore la valanga è ulteriormente cresciuta e sta raggiungendo dimensioni incontenibili. Per analizzare la situazione napoletana abbiamo utilizzato i dati ufficiali, aggregati, che fornisce l’Asl Napoli 1 Centro con cadenza bisettimanale. L’ultimo bollettino utile è fermo al 26 dicembre ed è a quel giorno che si riferisce la preoccupante fotografia che abbiamo scattato. Nelle due settimane dal 12 al 26 dicembre i contagi sono cresciuti di seimila unità, i morti sono stati 21. Col passare delle settimane si abbassa l’età media di chi contrae l’infezione, adesso è attestata a 42 anni; resta alta l’età dei deceduti dall’inizio della pandemia che è di 76 anni e chiarisce ancora una volta che sono i nostri anziani ad essere più a rischio, anche in questi giorni. Per capire l’andamento della nuova esplosione dei contagi abbiamo utilizzato il dato percentuale che consente di fare un raffronto univoco fra quartieri, a prescindere dalla numerosità degli abitanti. Secondo questo conto, le aree della città nelle quali il virus ha ricominciato a galoppare con maggior vigore sono Posillipo, Vomero e Chiaia. L’epidemiologo Alessandro Perrella, infettivologo al Cardarelli e membro dell’Unità di crisi Covid della Regione Campania accetta di azzardare qualche ipotesi sulla concentrazione di contagi in determinati quartieri: «Io ritengo che la crescita maggiore sia determinata da due condizioni: la frenesia dello shopping natalizio che in zone fortemente commerciali come il Vomero è stata esasperata, e la presenza di locali nei quali, prima delle recenti ulteriori restrizioni, c’è stato grande affollamento di utenti».

La questione, però, spiega Perrella, non può essere limitata all’analisi di una “fotografia” che ogni giorno muta: «C’è stata troppa rilassatezza e ancora oggi ne vedo troppa. Io mi rivolgo a tutti i napoletani che tengono alla loro salute e a quella dei loro cari: se non l’avete fatto ancora, vaccinatevi, se non avete ancora fatto seconda e terza dose non aspettate ulteriormente. E anche se siete vaccinati non abbassate la guardia, utilizzate le mascherine sempre, in ogni occasione, al chiuso e all’aperto, poi continuate a rispettare la buona abitudine di lavare le mani quando rientrate a casa e in ogni occasione nella quale è possibile farlo». Parla e non nasconde la tensione Perrella, spiega che nei prossimi giorni la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare, chiede ai napoletani di evitare feste di capodanno: «Fate solo un brindisi con le persone che vivono in casa con voi, il sacrificio di oggi consentirà a tutti di avere un domani migliore».

Se in termini percentuali la crescita di Posillipo, Vomero e Chiaia è la più clamorosa con picchi vicini o superiori al 10%, l’analisi in termini numerici offre spunti molto diversi. Il quartiere che negli ultimi quindici giorni ha registrato il maggior numero di contagiati è San Carlo all’Arena che conta 456 nuovi casi tra il 12 e il 26 dicembre, subito dopo c’è Fuorigrotta dove i contagi nello stesso periodo sono stati 438, poi vengono Arenella con 383 e Ponticelli dove i positivi sono stati 354. Si tratta di numeri estremamente elevati ma in linea con la numerosità della popolazione residente e la densità di abitanti per chilometro quadrato. Proprio San Carlo all’Arena e Fuorigrotta, del resto, sono i quartieri nei quali, dall’inizio della pandemia, è stato registrato il maggior numero di casi della città: nel primo quartiere sono stati 7.136 dal marzo del 2020, mentre nel secondo hanno contratto il virus 6.636 abitanti in totale. Regge il centro storico con San Lorenzo che registra una crescita percentuale del 7,44% (299 i contagi nel quartiere). Resiste anche Scampia che in passato era stata protagonista di violente vampate di contagi: nelle due settimane prenatalizie ha registrato una crescita percentuale pari alla metà di quella di Posillipo (5,23%) con numeri che sono comunque preoccupanti, 198 casi totali nel periodo esaminato.

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