Minori e criminalità, scatta l’allarme. Dietro ogni giovanissimo che si trasforma in un delinquente c’è un’assenza di strutture: famiglia, scuola, assistenza sociale. Dopo l’allarme lanciato al Mattino dal procuratore dei minori di Napoli, Maria de Luzenberger, interviene l’assessore comunale alle Politiche sociali di Palazzo San Giacomo, Luca Trapanese: «A Napoli non siamo all’anno zero – spiega – ma c’è da intervenire con urgenza sul comparto degli assistenti sociali. Per questo l’amministrazione entro sei mesi garantirà con un bando di concorso la copertura di altre 70 unità che verranno tutte destinate a lavorare sul territorio, e dunque operative per segnalare alla magistratura anche situazioni che necessitano un intervento in sede giudiziaria». Cresce il numero degli infradiciottenni che commettono reati. E che sono protagonisti di illeciti anche molto gravi: dal porto di armi alle rapine, lesioni, tentati omicidi e violenze sessuali. «Riceviamo ancora poche segnalazioni – ha detto il procuratore de Luzenberger – mentre se avessimo più informazioni riusciremmo a operare con efficacia anche nella prevenzione, oltre che sul piano repressivo». L’alto magistrato fa riferimento a varie realtà che rientrano nella vastissime competenze della Procura minorile partenopea: a Napoli, ai quartieri difficili delle periferie degradate, ma anche e soprattutto a molti Comuni dell’hinterland napoletano e casertano, dove il supporto degli assistenti sociali e degli operatori scolastici (l’evasione scolastica è una delle anticamere che porta sulla strada del crimine) è quasi nullo. Sulla situazione di Napoli fa chiarezza l’assessore Trapanese: «Nel capoluogo abbiamo 205 operatori attivi, 162 dei quali lavorano sul territorio. Disponiamo di 24 centri di educativa territoriale, con 144 educatori e 1.700 minori coinvolti. Inoltre contiamo 26 centri diurni per minori, con 130 educatori e circa 1300 giovanissimi monitorati, ai quali vanno ad aggiungersi 20 centri per le famiglie – con dieci poli per le famiglie e 10 centri Itia – che coinvolgono altri 120 operatori per un totale di assistenza a circa 900 minori e 635 nuclei familiari». In media il Comune di Napoli garantisce un centro per adolescenti in ogni municipalità con 40 educatori e altri 500 ragazzi coinvolti. Si può fare di più? «Certo, e si deve fare di più – prosegue Trapanese – Oltre all’innesto di nuovi assistenti sociali, il mio impegno immediato resta quello di potenziare, con il personale che abbiamo a disposizione, la presenza di personale impiegato negli uffici. Vanno impegnati subito sul territorio. La legge prevede che ci sia un assistente sociale ogni 5000 abitanti: e se facciamo due conti il Comune di Napoli è quasi in regola con i numeri. Ma, ripeto, di fronte a queste tematiche non si fa mai abbastanza e c’è sempre da migliorare. Lo dico consapevole del grandissimo impegno che quotidianamente fanno i nostri assistenti sociali, ai quali rivolgo un grazie sincero». A completare il quadro della situazione su Napoli ci sono poi altre piccole ma significative realtà, come il Centro di aggregazione Urban ai Quartieri spagnoli dove ogni pomeriggio ci sono circa 50 ragazzi e cinque educatori.

Intanto Napoli resta un caso nazionale anche per quanto riguarda il coinvolgimento di minori che delinquono. A ogni livello: non ci sono solo i reati predatori, gli scippi, le rapine, le baby gang. Il cancro della criminalità organizzata ha contagiato anche l’universo giovanile, in città come in provincia. E parlano fin troppo chiaramente i dati che indicano le indagini dei soli carabinieri del comando provinciale guidato dal generale Enrico Sbordone, negli ultimi soli sei mesi: dal primo giugno al 31 dicembre 2021 si sono contati qualcosa come 240 minorenni denunciati in stato di libertà e 52 finiti in manette. Tanti, troppi. Ma, come giustamente sottolineano in tanti, prima di guardare agli effetti bisogna considerare le cause che li scatenano. Un 15enne che se ne va in giro con la pistola carica è un ragazzo al quale sono mancati i cosiddetti presìdi primari: famiglia e educazione, dunque scuola. «Viviamo un periodo di grandissima sofferenza – conclude l’assessore Trapanese – accentuata anche dalla pandemia. Ed è per questo che, accanto al ruolo del Comune e delle istituzioni pubbliche, deve essere valorizzata al massimo la rete dell’associazionismo. Per questo puntiamo sul potenziamento di centri diurni di ascolto, sui progetti educativi e sull’assistenza familiare. La famiglia deve restare al centro dei nostri progetti».

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