“Non volevo ucciderlo, ma mi aveva fatto arrabbiare anche perché aveva colpito con un calcio la mia auto”. Questa la giustificazione data da Antonio De Franco, 26 anni di origine bulgara, adottato all’età di sei anni da una coppia di coniugi irpini, ascoltato ieri mattina dagli inquirenti. Per oltre un’ora ha dato la sua versione sulla lite conclusasi con la morte di un ucraino di 23 anni. L’interrogatorio è avvenuto in presenza del Gip Loredana Camerlengo e si è svolto nel carcere di contrada Capodimonte dove il giovane è rinchiuso da domenica mattina con l’imputazione di omicidio volontario. Presenti anche i suoi difensori, Claudio Fusco e Stefano Pescatore.
Sabato sera l’ucraino si era trattenuto in una pizzeria con due connazionali nella frazione Bagnara di Sant’Angelo a Cupolo. All’uscita dal locale ha raggiunto il bar in compagnia di Antonio De Franco che così ha ricostruito quei momenti: “Abbiamo preso insieme una birra. Poi è giunto un mio cugino e l’ucraino ha iniziato ad infastidirmi, si mostrava euforico, qualche spintone e mani addosso, parolacce e bestemmie. Insieme a mio cugino siamo andati via ma appena salito sulla mia auto, una Fiat Punto, l’ucraino ha sferrato un calcio contro la carrozzeria. Sono sceso, ho preso dal bagaglio il piede di porco che avevo adoperato nei giorni precedenti per tirare fuori da una cunetta la mia auto e l’ho colpito. Volevo solo dargli una lezione. L’ho colpito una sola volta”.

 

 


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