A quasi 15 anni dal sequestro, la vicenda del Force Blue, lo yacht costato a Flavio Briatore una lunghissima battaglia giudiziaria conclusasi con la sua definitiva assoluzione, fa registrare un nuovo, clamoroso capitolo.L’imprenditore ha infatti citato per danni davanti al tribunale di Torino i giudici della Corte di Appello di Genova che autorizzarono la vendita dello yacht e il commercialista genovese che in qualità di Amministratore giudiziario ne curò materialmente la cessione, agli inizi del 2021, al magnate della Formula Uno Bernie Ecclestone, per poco meno di sei milioni di euro.

Briatore, anche in qualità di primo beneficiario della società Autumn Sailing, rappresentato dagli avvocati Fabio Lattanzi e Andrea Gemma, procede in base alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati e chiede che la Presidenza del Consiglio, in solido con l’amministratore giudiziario lo risarciscano per la cifra di 12 milioni e 660mila euro.

Ossia la differenza tra la somma alla quale è stato venduto il panfilo e quella del suo reale valore secondo l’ex proprietario. Il danno viene chiesto all’ufficio della premier Giorgia Meloni perché così prevede la legge del 1988. In caso il risarcimento venga concesso, la Presidenza del Consiglio potrà successivamente rivalersi sugli stessi magistrati della Corte d’Appello attraverso la Corte dei Conti. La vicenda è complessa ma piuttosto semplice da sintetizzare nei suoi punti chiave.

Dal blitz all’assoluzione

Nel 2010 il blitz della finanza coordinata dalla procura di Genova porta al sequestro dello yacht e agli avvisi di garanzia per Briatore e una serie di persone a lui collegate. L’accusa è di aver evaso il fisco attraverso l’attività di charter, cioè di noleggio turistico, dell’imbarcazione.

Inizia la battaglia nelle aule di giustizia che si conclude 12 anni dopo, nel 2022. Briatore viene assolto con formula piena anche per le accuse dalle quali era stato dichiarato prescritto.

Ma, come detto, nei primi mesi del 2021 lo yacht è venduto, mentre a giugno dello stesso anno, quando è appena passato di mano, la Cassazione annulla la confisca e chiede un nuovo pronunciamento alla Corte di appello. Quest’ultima, nel 2022, appunto, assolve Briatore e annulla definitivamente la confisca. A Briatore vengono versati i soldi, circa 7 milioni della vendita, ma l’imprenditore non se ne fa una ragione e ricorre in Cassazione per ottenere la differenza.

I giudici della Suprema Corte, il 20 marzo del 2023, respingono la sua richiesta affermando che la procedura seguita è stata corretta, ma lasciano aperto un varco quando in coda alla sentenza scrivono: «In ogni caso, la società, ove intenda ottenere ristoro della vendita a terzi, potrà considerare l’eventualità di esperire altri rimedi in sede giurisdizionale… per rendere effettivo il diritto costituzionalmente garantito del diritto di difesa e della tutela della proprietà privata nel caso di riparazione di eventuale errore giudiziario».

“Vendita illegittima”
E Briatore in quel varco si è infilato senza pensaci due volte chiedendo che gli venga risarcito il danno economico causato «dalla condotta dolosa e/o gravemente colposa dell’Amministratore giudiziario e della Corte di Appello di Genova… che hanno proceduto alla vendita dello yacht ben prima della sua confisca definitiva… ricavando un prezzo inferiore al 50% rispetto al valore».La citazione è velenosa: «Il Force Blue è stato venduto in piena pandemia in tutta fretta con procedura malgovernata ad un prezzo vile…assurdamente la sentenza di proscioglimento è rimasta lettera morta… la vicenda è un’annosa sequela di gravi violazioni di legge, scelte illegittime e sconsiderate».

La battaglia con il Fisco
C’è però un secondo filone, rimasto sottotraccia in tutti questi anni e riguarda il contenzioso che l’Agenzia delle entrate ha attivato con Briatore sempre sula vicenda dello yacht.A marzo, infatti, la Cassazione ha bocciato un ricorso presentato dall’imprenditore cuneese contro una sanzione. La sintesi del pronunciamento è che l’accertamento tributario è totalmente indipendente da quello penale e un assoluzione in questo secondo campo non comporta automaticamente un proscioglimento anche nel terreno fiscale.Briatore, assistito dagli avvocati Guglielmo Maisto, Giulia Paroni Pini e Luca Peverini si era rivolto alla Suprema Corte chiedendo l’annullamento di una sentenza della Commissione tributaria regionale della Liguria del 2022. Oggetto del contendere l’avviso di accertamento per «mancato versamento dell’Iva all’importazione, dovuta per l’introduzione nel territorio doganale Ue, nel mese di luglio del 2006, in regime di esenzione, dello yacht denominato Force Blue, formalmente intestato alla Autumn Sailing Limited, con sede nelle isole Vergini britanniche, ma ritenuto di proprietà del Briatore, asserito amministratore di fatto della predetta società».

Nelle motivazioni i giudici replicano agli avvocati di Briatore i quali sostengono che l’assoluzione penale faccia venire meno le responsabilità tributarie: «nel processo tributario…valgono anche presunzioni semplici, di per sé inidonee a supportare una pronuncia penale di condanna. Ne consegue che l’imputato assolto in sede penale, anche con formula piena, per non aver commesso il fatto o perché il fatto non sussiste,può essere ritenuto responsabile fiscalmente qualora l’atto impositivo risulti fondato su validi indizi, insufficienti per un giudizio di responsabilità penale, ma adeguati, fino a prova contraria, nel giudizio tributario».

L’assist
Va detto però che in sentenza i giudici forniscono un assist a Briatore per il processo del risarcimento. In un passaggio finalizzato a spiegare le ragioni della sanzione fiscale le collegano al valore dello yacht fissato in 18 milioni di euro, praticamente la stessa valutazione indicata nella causa civile contro i magistrati genovesi.

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