Quando il dirigente della Asl di Caserta Paolo Menduni denunciò le pressioni ricevute dal Presidente del Consiglio regionale della Campania, Paolo Romano, per le nomine ai vertici dell’ente aveva ”la ragionevole consapevolezza delle conseguenze negative per sé di un tale gesto negli ambienti politici regionali”. E’ una delle considerazioni sull’attendibilità del testimone di accusa che il gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Sergio Enea, pone alla base delle motivazioni dell’ordinanza agli arresti domiciliari nei confronti del presidente dell’assemblea regionale Romano. “A tale riguardo – scrive il gip – sia sufficiente richiamare l’attenzione sulla conversazione telefonica intercorsa tra il consigliere regionale Daniela Nugnes e Romano in cui gli interlocutori convergano sul fatto che, se la notizia della denuncia fosse vera, Menduni doveva essere allontanato”. ”E’ evidente – osserva il giudice – che in tale prevedibile contesto appare assolutamente inverosimile che un dirigente di un ente pubblico, la cui nomina dipende proprio da quegli ambienti politici, denunci fatti non veri, accusando uno dei più alti esponenti politici regionali di gravi delitti mai commessi”, in considerazione del fatto che ”da ciò gli deriverebbe un insanabile discredito, oltre che la verosimile esclusione da ulteriori incarichi dirigenziali”.

 

 

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