La Camera non si costituira’ in giudizio nel conflitto di attribuzione sollevato, davanti alla Corte Costituzionale, dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per il ‘no’ che i magistrati avevano ricevuto, proprio da Montecitorio, alla richiesta di usare le intercettazioni di Nicola Cosentino (Pdl). L’Aula ha infatti bocciato con soli 20 voti di scarto la proposta formulata dall’ufficio di presidenza di Montecitorio dopo che la Giunta per le Autorizzazioni aveva dato parere favorevole alla costituzione in giudizio.

Si tratta della quarta volta che accade, dall’inizio della storia repubblicana, tenendo presente pero’ che, almeno a guardare negli archivi, il primo conflitto di attribuzione sull’articolo 68 della Costituzione ci fu nell’88 e riguardo’ il Senato. Altri conflitti di attribuzione vennero sollevati negli anni ’70, ma riguardarono per lo piu’ la commissione Antimafia. A votare perche’ la Camera si costituisse davanti alla Consulta sono stati Pdl, ex Responsabili e Radicali. L’Udc ha lasciato liberta’ di coscienza nonostante il leader del partito Pier Ferdinando Casini si sia detto personalmente a favore della costituzione in giudizio perche’ si trattava di ”un dovere istituzionale”. ”Da ex presidente della Camera – aveva sostenuto Casini – dico che le persone passano, ma i principi restano e qui non si sta valutando il caso di Cosentino. Siamo davanti a una questione totalmente diversa che prescinde dal merito processuale della vicenda del deputato Pdl”. Hanno votato contro, invece, Pd, Lega, Idv, Fli e Api, che hanno avuto la meglio per 20 voti. Decisiva la Lega che, a differenza di quanto deciso in Giunta, ha detto ‘no’ alla proposta di far costituire in giudizio la Camera. ”Sara’ un caso – osserva il capogruppo del Pd in Giunta per le Autorizzazioni, Marilena Samperi – ma in ogni occasione in cui si vota in modo palese prevale la legalita”’. ”E’ un voto – incalza Donatella Ferranti del Pd – che difende l’autonomia e il prestigio del Parlamento, non attraverso atti formali, ma con prese di posizione coraggiose che richiamano al rispetto della legalita’ e all’etica istituzionale”. Di tutt’altro avviso, il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto che si dice in linea invece con Casini. Anche per il deputato berlusconiano si trattava di un ”atto dovuto” visto che c’era stata una precedente decisione della Camera (cioe’ il ‘no’ all’utilizzo delle intercettazioni). Invece ”un’eterogenea maggioranza con il voto del gruppo che fa riferimento al presidente della Camera, ha rinunciato, con un atto incredibile, a una prerogativa minima: si tratta di un atto di incredibile subalternita’ alla Procura di Napoli”, commentera’ poi Cicchitto. E parla di ”precedente gravissimo” anche il vicepresidente della Camera Antonio Leone (Pdl): ”La magistratura – spiega – non puo’ usare le intercettazioni telefoniche a carico di un parlamentare senza l’autorizzazione della Camera. Deliberando di non costituirsi in giudizio l’assemblea ha di fatto minato il valore dell’articolo 68. Cosi’ facendo – conclude – e’ stata messa in discussione la liberta’ e l’autonomia del Parlamento”.

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