Dopo collaboratori di giustizia e colletti bianchi, ex ministri ed ex sottosegretari, politici e amministratori locali, è la volta di un sacerdote al processo in cui è imputato per concorso esterno in camorra l’ex sottosegretario Nicola Cosentino. Don Carlo Aversano, parroco dal 1978 della chiesa del Santissimo Salvatore di Casal di Principe, ex superiore di don Peppe Diana prima che questi divenisse parroco della chiesa di San Nicola di Bari dove poi fu ucciso (il 19 marzo del 1994, ndr), è stato sentito oggi al tribunale di Santa Maria Capua Vetere come teste della difesa in relazione alle proteste avvenute nel 2004 contro la riapertura della discarica di Parco Saurino a Santa Maria la Fossa, comune a pochi chilometri da Casale. “In quel periodo – racconta don Carlo, sacerdote tra i firmatari del famoso scritto di Don Diana ‘Per Amore del mio popolo’ – la puzza proveniente dalla discarica era insopportabile, così quando si seppe della decisione del commissariato di ampliare il sito i cittadini organizzarono un presidio fisso, e noi parroci ci unimmo alla protesta; celebrammo numerose messe proprio nella discarica. Poi arrivarono anche i politici come Gennaro Coronella e Nicola Cosentino. A loro ci rivolgemmo affinché la protesta avesse maggiore visibilità sui media. Lessi poi sui giornali che anche i figli del boss Francesco “Sandokan” Schiavone avevano preso parte alle proteste, ma io non li ho mai visti sebbene li conoscessi”. Un altro degli attivisti della protesta, Claudio Ragosta, sentito oggi, ha spiegato poi che “ancora oggi la puzza da Parco Saurino e dall’altra vicina discarica di Marruzzella arriva a Casal di Principe, per cui di manifestazioni ne andrebbero fatte ancora”. In aula ha deposto stamani anche Gianni Allucci, amministratore delegato di Agrorinasce, consorzio formato da sei comuni casertani che amministra oltre 140 beni confiscati. “Cosentino, così come altri parlamentari del Casertano, ci è sempre stato vicino – ha affermato rispondendo alle domande dell’avvocato Agostino De Caro – e si è impegnato anche presso la Regione e il Ministero dell’Interno per farci avere i finanziamenti necessari per gestire i beni tolti ai clan”.

 

 

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