Oltre 9 milioni di italiani vivono su terreni contaminati. Porti, ex miniere, cave, discariche non conformi alla legislazione, discariche abusive rappresentano il 3% dell’intero territorio nazionale. Un totale di 57 siti a rischio, che, sfatando anche qualche luogo comune, sono localizzati non solo al Sud.

Anzi, delle 57 aree contaminate che sono state dichiarate siti di interesse nazionale (Sin), ben 7 sono situate in Lombardia, che e’ la regione dove insiste il maggior numero di Sin, seguita a ruota dalla Campania con 6, da Piemonte e Toscana con 5, da Puglia e Sicilia con 4. A lanciare l’allarme sonoi geologi della Campania, che ribadiscono la necessita’ di “un piano nazionale per le bonifiche, che miri a investimenti legati a efficienza e sostenibilita’, certezza sulle risorse finanziarie e alleggerimento degli iter procedurali degli organi di controllo locali”. “E’ un problema di necessita’ e di sopravvivenza, si puo’ evitare di costruire una casa con piscina ma non si puo’ evitare di bonificare una falla contaminata”, spiega all’Adnkronos il consigliere dell’Ordine dei geologi della Campania, Giorgio Onofri, che venerdi’ a Castel Volturno, in provincia di Caserta, ha aperto il Convegno sui siti di interesse nazionale. I Sin sono in generale zone industriali dismesse, aree in cui l’attivita’ industriale e’ ancora attiva, e la gravita’ della contaminazione in queste zone, con rilevanti impatti ambientali, sanitari e socio-economici, ha fatto si’ che venissero prese in carico dallo Stato, con stanziamento di fondi ad hoc per la loro messa in sicurezza e bonifica. “Quello del litorale domizio, sul quale ricade anche Castel Volturno, e’ il piu’ esteso d’Italia con circa 170mila ettari – aggiunge Onofri -. All’interno della penetrazione del Sin rientrato 75 comuni, divisi tra provincia di Napoli e di Caserta. La bonifica non e’ necessaria solo da un punto di vista tecnico o per la salute dei cittadini, ma e’ anche un problema economico e politico: bisogna capire che e’ una cosa essenziale anche per il rilancio di un’economia di piccola scala, qui per esempio si e’ rischiato di perdere il noto marchio doc della mozzarella di bufala. Ci sono imprenditori che, nonostante il momento particolare, potrebbero investire ma chi ci ha provato si e’ trovato davanti a un muro: se un sito e’ contaminato, non si sa chi lo bonifichera’ e quanto costera’”. Quello che manca in questo momento, e’ la denuncia dei geologi, “e’ una sorta di strumento normatico che, dopo la perimetrazione del Sin, coinvolga in maniera seria chi ha il dovere di intervenire. In queste zone la camorra gioca un ruolo fondamentale, ma il problema e’ politico”. Non c’e’ regione italiana che non abbia nel suo territorio almeno un sito contaminato. Il primato lo detiene la Lombardia, con 7 aree, seguita dalla Campania con 6, da Piemonte e Toscana con 5, da Puglia e Sicilia con 4. La Campania, insieme alla Sardegna condivide inoltre il primato delle regioni dove ci sono le aree contaminate piu’ vaste (in totale 345mila ettari in Campania e 445mila ettari in Sardegna). Il Molise invece rappresenta la regione con meno superficie contaminata, solo 4 ettari. Dei 6 siti che ospita la Campania, 3 sono nella citta’ di Napoli: si tratta di Napoli Est, Bagnoli e Pianura. Completano l’elenco, il Sin vesuviano all’interno dei quali ricadono diverse discariche, tra cui quella di Terzigno, il litorale domizio e l’area del fiume Sarno, “che si dice sia il fiume piu’ inquinato d’Europa ma probabilmente si puo’ andare anche oltre”, sottolinea Onofri. “Devono essere prese decisioni coraggiose e impopolari”, dichiara all’Adnkronos il vicepresidente dell’Ordine dei geologi della Campania, Francesco Russo, che richiama l’attenzione “sull’incidenza che questi siti non bonificati hanno sulla salute dei cittadini, perche’ va sottolineato che la percentuale di malformazioni e tumori in queste zone aumenta in maniera esponenziale, ma anche sull’economia delle zone interessate”.

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