Il tribunale di sorveglianza di Roma si riserva la decisione sui domiciliari e chiede nuove perizie. Il detenuto, in aula con l’ossigeno, un catetere venoso e tante patologie da riempire un monte di cartelle cliniche, torna in cella a Regina Coeli e tenta il suicidio.

Il protagonista della storia e’ Luigi Laina’, 43 anni di vita e 22 di carcere, un passato di furti e tossicodipendenza. ”Oggi – spiega il suo avvocato Laura Barberio – e’ un uomo molto malato, anoressico, invalido all’80% e lucidamente deciso a farla finita”. ”Piu’ volte – spiega l’avvocato – ha messo in atto gesti autolesionistici estremi e diverse volte ha tentato il suicidio”. ”L’ultima, in ordine di tempo, il 21 maggio scorso appena tornato nel centro clinico del carcere dov’e’ ricoverato”. Il tribunale di sorveglianza si era riservato di decidere sulla sua richiesta di detenzione domiciliare, ricordando i suoi trascorsi, una fuga da una clinica dov’era ricoverato per anoressia, e la relazione degli psicologi che lo definivano ”manipolatore e simulatore”. La nuova udienza e’ stata fissata per luglio. Lui, tornato in cella, ha salutato tutti gli addetti e si e’ strappato il catetere venoso chiedendo la benedizione del cappellano. Prima pero’ ha scritto al suo legale:”i giudici in aula non mi hanno trattato come un uomo, hanno solo elencato i reati del mio passato, non hanno capito che il mio passato e’ passato, che ho pagato i miei reati con oltre 22 anni di carcere mettendo a rischio la mia salute”. ”Mi piacerebbe vivere i miei ultimi giorni con un cane e dei gatti – scrive ancora – avevo un piccolo geco in cella a Rebibbia: gli davo da mangiare e mi prendevo cura di lui ma un ispettore me l’ha schiacciato davanti agli occhi”. Questa volta l’hanno salvato ma Laina’ ribadisce: ”sono stanco e ho voglia di riposarmi”.

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