Le «Linee guida sul trattamento delle persone soccorse in mare» – Risoluzione Msc.167(78) del 2004 – adottate sotto l’egida dell’Imo (Organizzazione marittima internazionale) e ratificate dall’Italia, affermano che gli Stati devono «fornire un luogo sicuro o assicurare che tale luogo venga fornito» ai naufraghi. Ma cosa s’ intende per «luogo sicuro»? Nella medesima risoluzione viene definito come «porto sicuro» (o place of safety, Pos) il luogo in cui si considerano terminate le operazioni di salvataggio. In detto luogo, i sopravvissuti non si trovano più esposti ad un rischio per la loro vita, possono accedere a beni e servizi (cibo e acqua, cure mediche), nonché, nel caso dei migranti, a tutte le procedure per poter ottenere un passaggio verso la destinazione finale o la più vicina, ad esempio potendo presentare richiesta di asilo. Ma può considerarsi Pos anche una nave o una piattaforma petrolifera, in attesa di una successiva destinazione. Le Ong, però, contestano la scelta del Viminale di indirizzare le navi in porti distanti anche 3-4 giorni di navigazione e chiedono di poter attraccare nel «porto più vicino». Nessuna delle convenzioni internazionali che regolano la materia (la Solas del 1974, la Sar del 1979, la Unclos del 1982, la Salvage del 1989 e la Risoluzione Msc del 2004) fa riferimento al «porto più vicino», criterio utilizzato invece in altri ambiti del diritto internazionale marittimo, come in caso di collisioni tra natanti. Le navi Ong, inoltre, non possiedono una rotta predefinita. Non va trascurato, poi, come anche le condizioni meteo possano orientare le valutazioni. Nel caso di Ocean Viking e Geo Barents cui il Viminale ha assegnato il porto di Ancona, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha giudicato le condizioni meteo «non proibitive». Ma le Ong ribattono: «Per i migranti ogni giorno in più è una vessazione ulteriore». Ma perché alla fine i Pos vengono individuati sempre e solo in Italia? Perché come è stato affermato dalla Corte di Cassazione, la Libia e la Tunisia non possono considerarsi «luoghi sicuri». E Malta non ha mai aderito alle Linee guida del 2004.

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