Torna a infiammarsi lo Xinjiang, regione nord-occidentale della Cina. Venti persone appartenenti alla minoranza etnica degli uiguri sono rimaste uccise in scontri con la polizia a Hotan. Lo ha reso noto un’organizzazione di esuli uiguri.

Secondo le autorità cinesi, due poliziotti e due “ostaggi”, oltre a un numero imprecisato di assalitori, sono stati uccisi durante un attacco a un posto di polizia della città cinese da parte di un gruppo di uiguri che manifestava per chiedere il rilascio di alcuni familiari attualmente detenuti. Hou Hanmin, capo dell’ufficio informazione regionale, ha parlato di “azione terroristica organizzata”. “I rivoltosi – ha detto – avevano ordigni esplosivi e granate. Prima hanno fatto irruzione nella sede dell’amministrazione locale dell’industria e del commercio e in quella del fisco, che si trovano accanto al commissariato, e hanno ferito due persone. Quando hanno capito che non erano gli obiettivi giusti, hanno attaccato il posto di polizia dal pianoterra al secondo piano dove hanno esposto una bandiera con messaggi separatisti”. Hou ha aggiunto che gli assalitori hanno dato fuoco al commissariato e poi, durante uno scontro con la polizia, hanno ucciso gli “ostaggi”. Diversa la versione fornita dal Congresso mondiale uiguri, organizzazione in esilio con sede in Germania, secondo la quale la polizia ha aperto il fuoco sulla gente che partecipava a una protesta pacifica innescando gli scontri. Oltre che delle vittime, il gruppo ha dato notizia di 70 arresti. “Per evitare un’ulteriore destabilizzazione, le autorità cinesi dovrebbe immediatamente porre fine alla repressione sistematica”, si legge in una nota diffusa dal Congresso.

 

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