NAPOLI – “Il De rebus gestis (opera di Giambattista Vico, ndr) si trovava nella sala del Camino, mentre il Momo (opera di Leon Battista Alberti, ndr) era nella sala Croce. In occasione del pranzo durante il quale ho consegnato il De rebus gestis al senatore Dell’Utri, io e quest’ultimo ci siamo appartati in un’altra stanza al momento della consegna”.

Così l’ex direttore della biblioteca dei Girolamini, Marino Massimo De Caro, in carcere da maggio per il saccheggio della struttura, racconta ai pm le circostanze in cui donò al senatore del Pdl Marcello Dell’Utri due preziosi volumi antichi che aveva trafugato. Quanto al Momo, De Caro precisa: “Sapevo che si trattava di un libro che piaceva al senatore Dell’Utri. Precedentemente avevo chiesto alla sua bibliotecaria se tale libro fosse già in possesso del senatore ed in seguito, avuto risposta negativa, gli ho portato il libro, consegnandolo personalmente al senatore. Il libro con la legatura Canevari (che secondo l’indagato Dell’Utri avrebbe dovuto fare stimare da un esperto, ndr) l’ho consegnato al senatore durante la fiera di Milano. Il libro non mi era ancora stato restituito quando sono stato arrestato né, ovviamente, successivamente”. Alcune telefonate tra l’ex direttore della biblioteca dei Girolamini, Marino Massimo De Caro, e il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri vengono poi intercettate, nell’ambito dell’inchiesta sulla spoliazione della struttura, il 9 marzo 2012, giorno in cui la Cassazione annulla con rinvio la sentenza di appello che condannava il senatore a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. De Caro è in compagnia di familiari e amici di Dell’Utri e presta il telefonino a molti di loro perché si congratulino con lui.

 

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