Ucciso come un boss. Restano ancora tanti i misteri sull’omicidio di Luigi Mocerino, 37 anni, di Afragola, sposato, papà di un bimbo piccolo, un solo precedente per spaccio di droga, massacrato nella tarda serata di San Silvestro, con quattro colpi di pistola alla schiena. I killer, che sicuramente lo avevano seguito, sono entrati in azione in via Mocerino, nei pressi di un negozio di alimentari dove la vittima aveva appena fatto la spesa per il cenone di fine d’anno. Luigi Mocerino, quando è uscito dalla salumeria per raggiungere la sua Yaris lasciata in sosta in doppia fila, ha notato quelle due persone che indossavano caschi integrali e ha capito che era arrivato a fine corsa. L’uomo con un rapido dietro front è scappato a piedi, cercando di distanziare i killer, che invece lo hanno raggiunto dopo pochissimi metri. Gli ultimi della vita di Luigi Mocerino. Uno dei due assassini ha esploso in rapida successione quattro colpi, da distanza più che ravvicinata, che hanno centrato la vittima, fulminandola sul colpo. L’azione di fuoco è durata meno di trenta secondi. E ancora meno hanno impiegato i killer a far perdere le loro tracce. Con l’omicidio di Luigi Mocerino, si chiude in modo tragico, ma sicuramente previsto, una dieci giorni contrassegnata da gravissimi episodi di criminalità a nord di Napoli e in particolare nel triangolo Cardito-Casoria-Afragola, dove si assiste a un tutti contro tutti da parte di quei gruppi criminali che stanno cercando di prendere il potere lasciato dalle vecchie cosche, azzerate sia dagli arresti di boss e gregari sia dal fuoco incrociato di una dozzina di nuovi collaboratori di giustizia che stanno svelando affari, omicidi, estorsioni degli ultimi venti anni. E se a questo scenario, si aggiungono i nuovi guai giudiziari del gotha del clan Moccia, che stanno modificando gli equilibri criminali e portando alla ribalta baby camorristi affamati e famelici, ci si rende conto che il rischio di una escalation è molto forte. Eppure, i segnali, per le forze dell’ordine e per i magistrati della Dda, non erano mancati. Dieci giorni fa a Cardito è stata ritrovata inesplosa una bomba imbottita di chiodi e bulloni, dal peso di tre chili, in grado di uccidere e causare gravi danni, se fosse esplosa, nel raggio di cento metri. Ventiquattro ore dopo, sempre a Cardito, c’è stata una stesa nel rione Iacp del parco Taglia, con un proiettile che ha sfiorato uno dei residenti che si trovava nella cucina della sua abitazione. Due giorni dopo, ad Afragola è stato gambizzato un pregiudicato agli arresti domiciliari, ferito dopo essersi affacciato al balcone di casa. Meno di ventiquattro ore dopo, l’episodio più eclatante, con l’esplosione di una cinquantina di colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione di Francesco Ullaro, nuovo ras del clan Ullaro–Pezzella, all’interno del quale spira una brutta aria di fronda. Gli inquirenti – le indagini sono svolte dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna e dai militari della compagnia di Casoria, coordinati dalla Dda – non escludono che l’omicidio di Luigi Mocerino, possa essere collegato proprio al raid intimidatorio contro l’abitazione del boss Ullaro. Ma è solo una delle tante ipotesi sul movente del delitto di San Silvestro, che per la ferocia e la determinazione dei killer ricalca le modalità delle esecuzioni di camorra destinate ai «pezzi da novanta». Tra le altre piste seguite, gli investigatori non escludono nemmeno una faida tra il gruppo Parziale e quello capeggiato da Sasso, in lotta da mesi per assicurarsi il controllo delle piazze di spaccio ad Afragola.

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