Il difensore del 15enne arrestato per l’omicidio di Marzia Capezzuti assieme a Barbara Vacchiano e al marito Damiano Noschese, si appella al Riesame contro l’ordinanza restrittiva del gip presso il tribunale dei Minori di Salerno. Tutto ciò mentre, nella giornata di ieri, si è verificato un altro episodio «strano»: la polizia municipale di Pontecagnano ha portato via il camioncino e l’auto della famiglia, rimaste parcheggiate davanti alla casa degli orrori in via Verdi. Mezzi che non sarebbero stati al momento sottoposti a sequestro giudiziario e le cui chiavi fino a ieri erano in custodia ad Annamaria Vacchiano, l’unica della famiglia che non è finita in carcere assieme al fratellino di 7 anni ora in Casa famiglia. La curiosità è proprio questa: nella mattinata di ieri Annamaria sarebbe andata presso la caserma dei carabinieri proprio per consegnare quelle chiavi, in particolare quelle del furgoncino sul quale sarebbe salita Marzia prima di morire ma, non essendoci un decreto di sequestro i carabinieri non le hanno accettate. Nel pomeriggio, invece, su richiesta del fratello di Damiano Noschese, i mezzi sono passati in custodia dell’uomo. Forse per essere venduti. L’avvocato Francesco Rocciola, difensore del ragazzino, ha depositato ieri mattina una articolata richiesta di Riesame nella quale fa presente lo stato di attaccamento morboso del minore nei confronti della madre e della totale sottomissione dello stesso alla donna dovuto anche alle sue problematiche psichiche e della realtà difficile dalla quale proviene. Tant’è che, appena avuta la notifica del provvedimento, il piccolo avrebbe chiesto subito di sapere cosa pensava la donna. E della madre avrebbe chiesto anche nell’istituto di pena minorile di Nisida, rispondendo al gip che, prima di rispondere alle domande, avrebbe voluto chiedere a Barbara Vacchiano come si sarebbe dovuto comportare. E «piccolo» è anche l’elemento discriminante del ricorso: la piccola età del ragazzo che, di fatto, potrebbe non essere imputabile di un rato così grande. Il 15enne, dopo l’omicidio di Marzia, avrebbe anche avuto un colloquio telefonico con la madre dalla comunità di Scafati dove si trovava per un altro reato. Entrambi erano molto preoccupati delle indagini dei carabinieri. Preoccupazione che, secondo il gip Scermino, si trasformano in vere e proprie «confessioni». Riferendosi ai loro veicoli in un primo momento sequestrati dai carabinieri, il ragazzo le dice: «oh te lo sentivi proprio che, so sentev proprio che il camion lo doveva portare a mettere le sponde. No?». E nel prosieguo della conversazione dice per ben due volte alla mamma che, se avessero trovato anche solo «un capello sul camion» avrebbero dato al colpa la padre. In quella circostanza Barbara taglia corto e dice al figlio che non ne vuole parlare. Il ragazzo quindi chiede alla madre se avessero preso anche il suo telefono durante la perquisizione chiedendole di dire alla sorella di cancellare un video dove veniva ripreso mentre impennava con la moto «Digli ad Anna della motocicletta, quando impenno capisc a mae». In realtà, secondo le ipotesi accusatorie, quello doveva essere un video riferibile a Marzia. Forse proprio quello che aveva girato con sevizie ed abusi a casa sua. Il ragazzo, sempre in quella circostanza dice anche alla madre di «aver avuto paura». La mamma gli chiede dove lo aveva salvato lui gli risponde nella galleria , Barbara vuole chiudere la telefonata, diventata pesante e lui continua gridare «cazzo ho avuto proprio paura… ora arrestano a tutti quanti». Barbara, pensando di essere intercettata gli risponde che si deve aver paura quando si commetter qualcosa ma lui non risponde. Ma incalza: «Mamma, per quel fatto là calmati.. capisc a me.. ora fai passare un po di tempo, fidati. Stai a sentire a tuo figlio lo stronzo. Hai capito mammina? Quelli si pensavano che tu si sfastariavi e dicevi qualcosa… intanto l’hanno presso in… perché noi non sappiamo niente».

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui