A tredici mesi dalla sentenza di primo grado è arrivata anche la sentenza della Corte d’Appello di Napoli nei confronti di 9 imputati coinvolti a vario titolo nell’inchiesta sui manifesti elettorali, in occasione delle elezioni regionali del 2015. Condanna a 5 anni per Antimo Italiano, concessa la continuazione con altre sentenze per Giovanni Capone (16 anni e 6 mesi). Pene meno severe rispetto al primo grado di giudizio per Vincenzo Rea (7 anni), Antonio Merola (6 anni e 4 mesi), Modestino Santoro (4 anni e 4 mesi), Ferruccio Coppola (2 anni), Clemente Vergone (2 anni e 6 mesi), Mario De Luca (4 anni e 6 mesi), Virginia Scalino (10 mesi con l’attenuante dell’ipotesi più lieve dello spaccio di droga). Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Nello Sgambato, Franco Liguori, Michele Di Fraia, Alfonso Iovino, Danilo Donato ed Alessandro Diana. Si sono costituiti parte civile il consigliere regionale Luigi Bosco, con l’avvocato Francesco Parente, l’ex consigliera comunale di Caserta Lucrezia Cicia, con l’avvocato Mauro Iodice, l’associazione Caponnetto, con l’avvocato Gerardo Tommasone.

Secondo l’accusa era stata messa in piedi una organizzazione che, anche con minacce, imponeva il monopolio per quel che riguarda l’affissione di manifesti. Queste le condanne che erano state comminate in primo grado, nel novembre del 2019, dal Tribunale di Napoli: 9 anni e 4 mesi per Giovanni Capone, considerato il referente dei Mazzacane sul Capoluogo; 5 anni ad Antimo Italiano; 8 anni per Vincenzo Rea; 7 anni e 4 mesi per Antonio Merola; 7 anni e 6 mesi per Mario De Luca; 6 anni per Modestino Santoro; 3 anni a testa per Clemente Vergone e Ferruccio Coppola; 1 anno per Virginia Scalino, con sospensione della pena. Altri imputati avevano optato per il patteggiamento tra cui Giovanni Gualtieri, pena concordata di 3 anni e 6 mesi. 

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