È cosa nota che Fulvio Bonavitacola porti sempre nel cuore Salerno e tutto il Salernitano. Ma il vicepresidente della giunta regionale con delega all’ambiente è anche conosciuto per la sua capacità di mettere da parte i sentimenti personali facendo prevalere uno spiccato senso di responsabilità istituzionale finalizzata a governare oltre gli interessi di campanile. E così ieri, nonostante le pressioni di alcuni sindaci della sua terra, l’esponente di punta della giunta De Luca ha annunciato che i rifiuti tornati dalla Tunisia e parcheggiati nel porto di Salerno non saranno stoccati ad Acerra per poi essere inghiottiti dal forno dell’inceneritore. «Acerra non può essere il bancomat di tutti i problemi ambientali che si agitano di volta in volta nella nostra regione le parole testuali di Bonavitacola per quei rifiuti abbiamo individuato la soluzione tecnica più corretta per le loro caratteristiche e la loro provenienza, soluzione che si trova nella zona a sud della provincia di Salerno». Parole che di fatto cestinano la proposta di Franco Mennella, il sindaco di Serre, vicino Eboli, di stoccare e smaltire ad Acerra le 7.000 tonnellate di immondizia di ogni sorta prodotta nel Vallo di Diano e poi fatta approdare da una società privata in Tunisia. Il trasferimento in nord Africa ha però fatto scoppiare uno scandalo internazionale per cui gli scarti sono stati fatti «rimpatriare». Si trovano parcheggiati in centinaia di container nel porto di Salerno: 6 mila tonnellate di monnezza. Situazione tesa: l’altra sera sono stati ascoltati in audizione presso la commissione regionale Trasparenza, presieduta dal consigliere Nunzio Carpentieri (Fratelli d’Italia), i sindaci di Serre, Battipaglia, Eboli, Campagna e Altavilla Silentina, cioè dell’area dal primo momento individuata per stoccare e smaltire l’immondizia.

«La proposta di portare i rifiuti ad Acerra puntualizza Bonavitacola non è stata di Carpentieri. È stata di Mennella». Una proposta giudicata subito indecente dalla consigliera regionale Marì Muscarà e dagli ambientalisti acerrani. Alessandro Cannavacciuolo, leader degli ecologisti locali, ha immediatamente preannunciato barricate. Anche il sindaco della città dell’inceneritore, Raffaele Lettieri, ha comunicato, alcune ore dopo l’audizione, il suo secco no all’arrivo dei rifiuti salernitani. E ieri il vicepresidente della giunta campana con delega all’ambiente ha fugato ogni dubbio: gli scarti tornati dalla Tunisia saranno trattati e smaltiti in provincia di Salerno. Del resto proprio in questi mesi e proprio ad Acerra, area martoriata della Terra dei Fuochi, la Regione è protagonista di uno sforzo notevole sul fronte della bonifica del territorio. A dicembre infatti l’ente ha ultimato in via definitiva la gara da 10 milioni di euro per eliminare le ecoballe dal sito del Pagliarone, davanti all’inceneritore: 49 mila tonnellate di schifezze ammassate dal 2004 in aperta campagna. I lavori di rimozione dovrebbero iniziare a maggio. In effetti si tratta di un appalto da 20 milioni di euro complessivi. Gli altri 10 milioni saranno infatti destinati alla rimozione delle ecoballe da Fragneto Monforte.

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