Il questore di Napoli, Maurizio Agricola, ed il prefetto, Claudio Palomba hanno incontrato don Maurizio Patriciello nella parrocchia del Sacro Cuore di Caivano. Successivamente i tre hanno raggiunto il villaggio della legalità allestito dalla polizia a Caivano per sensibilizzare i ragazzi sui temi, appunto, della legalità. Annunciata la presenza di oltre mille giovani studenti, provenienti dalle scuole di Caivano e da quelle dei comuni limitrofi, che incontreranno le diverse specialità e articolazioni della polizia tra cui la postale, la stradale, la ferroviaria, la polizia scientifica, gli atleti delle Fiamme oro, gli artificieri, i cinofili e i ‘Nibbio’ dell’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico. Gli arresti di questa mattina “sono un segnale importantissimo e l’attenzione non cesserà “. Lo ha detto il prefetto di Napoli, Claudio Palomba, parlando del blitz dei carabinieri di oggi nell’ambito dell’indagine sulle violenze ai danni delle due cuginette del Parco Verde. Il prefetto ha visitato il villaggio della legalità che è stato allestito lungo le strade del Parco Verde dalla polizia di Stato. L’attenzione proseguirà, ha detto ancora il prefetto “e si svilupperà anche su altri profili” con attività in favore dei giovani. Il prefetto ha anche assicurato che si proseguirà anche con il censimento delle abitazioni, “censimento dettagliato ovviamente differenziando quelle che possono essere delle situazioni di fragilità rispetto alle situazioni propriamente abusive. L’inchiesta sfociata oggi in nove misure di custodia cautelare è nata “dalle denunce presentate dal padre di una delle piccole e dalla madre dell’altra”, che hanno riferito ai Carabinieri “delle violenze che le figlie avrebbero subito nei due mesi precedenti e del timore di una possibile diffusione di video riproducenti gli abusi”. E’ quanto riferiscono gli inquirenti (procura per i minorenni di Napoli e procura di Napoli Nord), che spiegano come in primo luogo sono state ascoltate le giovanissime vittime. Subito dopo, la Procura minorile ha delegato ai servizi sociali la verifica urgente delle condizioni familiari delle bambine, “ai fini della loro messa in protezione”. Le piccole sono state quindi nuovamente ascoltate e in questa fase avrebbero consentito di individuare in foto i presunti autori degli abusi, indicando in maniera precisa i ruoli che ciascuno degli indagati aveva assunto. “Durante le attività di indagine, tuttora in corso di approfondimento – sottolineano gli inquirenti – veniva acquisita documentazione sanitaria, fatti sopralluoghi e sequestrati i telefoni cellulari in uso agli indagati, successivamente sottoposti ad analisi”. E così le indagini hanno consentito di acquisire “elementi univoci di riscontro alle dichiarazioni delle minorenni, essendo stati peraltro rinvenuti dei video riproducenti alcuni episodi di abusi sessuali descritti dalle vittime”. Le due procure hanno quindi chiesto ai rispettivi gip, che le hanno disposte, le nove misure cautelari: sei minorenni sono stati trasferiti in un Istituto penale minorile, uno in comunità e i due maggiorenni in carcere. Secono le procure, “l’esecuzione delle misure cautelari disposte dai Gip costituisce una conferma della validità indiziaria degli elementi acquisiti sino a questo momento, i cui esiti verranno corroborati da ulteriori attività in corso di esecuzione. La tempestività della risposta giudiziaria – viene aggiunto – è frutto dell’efficace interazione fra i due Uffici giudiziari e dell’operoso impegno investigativo della Compagnia Carabinieri di Caivano e della locale Stazione che hanno lavorato senza sosta insieme agli inquirenti per ricostruire le vicende”. Sono “innumerevoli” gli abusi sessuali subìti dalle due cuginette di 10 e 12 anni: le violenze di gruppo sono avvenute tutte in un immobile abbandonato, definito dalle vittime “capanna”, in “vico dei tossici”. Negli atti dell’inchiesta si legge che “le violenze sessuali di gruppo” si sono verificate “innumerevoli nell’arco di soli due mesi”, tra giugno e luglio scorsi e sarebbero di sicuro proseguite se la madre di una delle due giovani vittime e il padre dell’altro non avessero dato il via all’inchiesta con le loro denunce. Gli stupri del branco sarebbero avvenuti tutti in un immobile abbandonato di Caivano, che le ragazzine definiscono ‘capanna’, in ‘vico dei tossici’. In alcuni casi gli indagati sottraevano dalle mani delle vittime i loro cellulari per ricattarle, per costringerle ad avere rapporti sessuali in cambio della restituzione del telefono. Altre volte minacciavano di dire tutto ai loro genitori. Oltre agli stupri di gruppo vengono contestate agli indagati anche singoli episodi di violenza, nei quali le giovani vittime venivano minacciate in vario modo e poi costrette ad avere rapporti. Tra gli altri episodi, negli atti dell’inchiesta c’è anche un tentativo di stupro in un centro commerciale di Marcianise. La vittima, grazie alla sua intraprendenza, è riuscita a divincolarsi: all’aggressore ha sferrato un calcio, poi ha cercato di scappare, ma l’assalitore, per fermarla, prima le ha fatto uno sgambetto e poi le ha sferrato un pugno al viso, finito però contro una delle porte di emergenza in quanto la ragazzina è riuscita a schivarlo. In questo caso l’incontro, risalente al marzo scorso, fu fortuito: la bambina era andata al centro commerciale insieme con le sue amiche e venne presa di mira nel momento in cui era da sola.

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