Diversamente da quanto sostiene il candidato sindaco di Caserta Carlo Marino, io mantengo dubbi e perplessità sul modo come viene presentata proposta di candidare Caserta a capitale della cultura  per il 2018 – avanzata pubblicamente dal direttore della Reggia Felicori.

Come già ebbi modo di osservare nella precedente occasione – addirittura come candidatura a capitale europea,  finita in una sonora figuraccia: nella nostra città oggi non  esistono le condizioni di contesto per ambire a tale titolo. Come dice un vecchio saggio, non basta una rondine a fare la primavera! Cioè non basta la Reggia –  ammesso che vi sia un vero progetto di rilancio – per il riscatto civile e culturale della nostra comunità. Ad eccezione della buona volontà  del mondo delle associazioni e delle piazze del sapere, non mi sembra che qui vi siano ancora le condizioni per affermare che la cultura ed il sapere siano diventati  fattore di coesione sociale e di apprendimento permanente.

Le istituzioni, gli enti, ma anche il mondo delle imprese e delle professioni sono ancora inerti, assenti. Per questo abbiamo avanzato la proposta di un Forum permanente per la realizzazione di un progetto di distretto culturale per “ripartire con la cultura” a Caserta ed in Terra di Lavoro. Stiamo preparando un Manifesto ricco di contenuti e progetti, di buone pratiche, anche per fare in modo che vi possa essere un percorso mirato e credibile per una seria designazione di “capitale della cultura 2018”. Senza dimenticare – come ci invita a fare il mio amico Pio Forlani – “che tale riconoscimento non e’ alla Reggia ma alla citta’”, al suo sistema di relazioni urbane, di servizi ed infrastrutture (in primo luogo di accoglienza e di cittadinanza). E il “core” di Caserta  in questo momento cosa offre? La stessa buffer zone “minima” e’ in condizioni oscene e dovrebbe essere il biglietto da visita della citta’. Si veda in quali condizioni sono la stessa Grand Place, gli emicicli vanvitelliani e quanto tempo ci vorra’ ancora per vederli restaurati e adeguatamente destinati.  Per non parlare dell’ex canapificio e dell’ex zona mercatale. E vogliamo parlare dei giardini di Maria Carolina? Vogliamo nascondere a noi stessi In che condizioni sono via Passionisti e gli antichi manufatti prospicienti la Chiesa di San Francesco di Paola che ospita la tomba di Vanvitelli? E la casa al Boschetto? Per non parlare dello stesso storico Ospedale Militare. E, ad Est, la Flora e’ inaccessibile e maltenuta da quasi un decennio, la Chiesetta di S.Elena/Tomba del Bernasconi, capomastro del Vanvitelli, non e’ accessibile ai visitatori e in rovina. Il Galoppatoio coperto della Caserma Pollio, divenuto monumento alle opere pubbliche incompiute, e’ cantiere abbandonato da piu’ di un decennio (merita una visita al suo interno per provare vergogna) – commenta Forlani.

Guardiamo in faccia la realtà. Qui corrono il rischio di chiudere luoghi prestigiosi, come il Polo Culturale di Villa Vitrone, rischia addirittura uno dei tesori della civiltà occidentale come il Museo Campano. Il cantiere ed il  progetto  del Policlinico è fermo; il Belvedere di S. Leucio langue senza futuro; la casa della Cultura nel Chiostro di S. Agostino sono una cruda testimonianza di sfregio permanente  nei confronti dei beni comuni, come il paesaggio. La stessa biblioteca Ruggiero vive una fase stagnante.

Per ambire al primato vagheggiato da Felicori bisognerebbe  avere un progetto in cui la Reggia può fare da grande attrattore, per diventare il centro motore, propulsivo di un polo culturale e turistico nell’ambito di un piano strategico di settore a livello regionale. A tal fine come FTS Casertano abbiamo chiesto da tempo al Direttore di aprire un confronto con le forze vive, responsabili della città: i cittadini e le associazioni possono offrire competenze e partecipazione consapevole per cooperare in modo condiviso. A partire da una proposta innovativa per creare un polo museale e turistico.

Bisognerebbe avere la forza e l’umiltà di promuovere una progettualità con il contributo delle forze sane e produttive. Invece, si continua a procedere con proclami e spot, come cavalieri solitari (a volte presuntuosi ed anche un poco saccenti). Allora diamoci da fare per organizzare in città un confronto serio per poter presentare un progetto forte e condiviso su cui lavorare tutti insieme, cittadini, enti, istituzioni, associazioni, mondo della scuola e dell’università: fare cultura significa soprattutto fare coesione sociale e politica. Come rete Aislo-Le Piazze del Sapere avanziamo la proposta di attivare un Forum permanente sulla cultura, una sorta di laboratorio per poter “ripartire” e programmare azioni di rinascita e di riscatto civile della città capoluogo, con un incontro pubblico per l’inizio di maggio.

Pasquale Iorio

Le Piazze del Sapere

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