Fondi Pnrr per i beni confiscati alla criminalità: la Campania riesce a rastrellare un terzo dei soldi destinati a otto regioni, ben 107 milioni su 300. Se gli enti locali che hanno ottenuto i finanziamenti riusciranno a spenderli e a realizzare gli obiettivi, si potrà finalmente ridare un senso alle tante battaglie di chi, sul fronte dell’antimafia, ha creduto che fosse possibile restituire ai cittadini quello che le mafie avevano loro rubato. «Siamo riusciti a centrare un grande obiettivo – dice l’assessore alla legalità della Regione, Mario Morcone – e non certo per un caso: la Campania ha grande capacità di progettazione e ha sempre mostrato grande attenzione all’uso dei beni confiscati». Secondo i dati dell’agenzia nazionale sul territorio regionale ci sono 3046 dei 19332 beni confiscati, e la Campania è quindi terza dietro alla Sicilia (7679) e la Calabria (3069) in questa speciale classifica. Ma gestire un così vasto patrimonio si è rivelato negli anni un’impresa ardua: strutture abusive, occupate, mal messe hanno messo a dura prova le capacità gestionali degli enti locali (a loro sono andati 2717 “beni”) e soprattutto le loro capacità finanziarie. Così molti spazi sono rimasti per anni inutilizzati. Adesso i fondi del Pnrr rappresentano una scommessa da non perdere per le regioni flagellate dalla criminalità organizzata: si tratta di dimostrare di saper utilizzare per il bene comune quelle ricchezze che le mafie hanno usato per accrescere la propria ricchezza e il proprio potere. Sono ben 73 i progetti in Campania ammessi a finanziamento: 28 nell’area della Città metropolitana di Napoli (29 milioni), 30 a Caserta (56 milioni e mezzo), 10 a Salerno (15 milioni), 3 ad Avellino (5 milioni), 2 a Benevento (due milioni e mezzo). All’interno della provincia di Caserta, che ha il maggior numero di interventi finanziati nove progetti, per un importo complessivo di 16 milioni di euro, sono stati presentati direttamente da Agrorinasce (Agenzia per l’innovazione, lo sviluppo e la sicurezza del territorio) in cui nel 2021 è entrata la Regione. Per altri due progetti, Agrorinasce ha invece collaborato con i Comuni proponenti di San Cipriano d’Aversa e Santa la Maria la Fossa, che sono soci dell’agenzia insieme ai Comuni di San Marcellino, Casapesenna e Villa Literno.

Un esito che ha ovviamente soddisfatto i vertici del consorzio. «Questo risultato straordinario – spiega l’amministratore delegato, Giovanni Allucci – ha portato all’elaborazione di progetti di alto valore simbolico, credibili e in alcuni casi, fino a progetti esecutivi». Per la presidente Elena Giordano, invece, «con l’arrivo di questi finanziamenti ci attende un grande lavoro per rendere finalmente utilizzabili e fruibili per la collettività i beni confiscati nei Comuni soci, nonché creare progresso culturale e sviluppo economico per il territorio». Una volta rimesse a posto in tutta la Campania le strutture saranno utilizzate per tanti fini diversi. Ma, a guardare i progetti finanziati, si nota un gran numero di progetti voluti per aiutare le donne a ribellarsi alla violenza. Centri per destinati alle vittime della brutalità dovrebbero nascere a Melito, ad Afragola, a Torre del Greco e a Casal di Principe. I due progetti nel Comune di Santa Maria La Fossa puntano, invece, alla nascita di un modello economico alternativo. I beni confiscati a Francesco Schiavone (Sandokan) e al cugino omonimo Francesco Schiavone (Cicciariello) saranno infatti destinati a ospitare un vivaio e di serre agricole in cui lavoreranno anche alcuni soggetti svantaggiati e la fattoria didattica «Terra Verde» con allevamento di cavalli e uso dell’agro-energia . A Casapesenna su beni confiscati a Alfredo Zara e a Vincenzo Zagaria sorgeranno un rifugio per animali domestici. Un intervento per l’efficientamento energetico del Centro di aggregazione giovanile per l’arte e la cultura è previsto, invece a San Cipriano. Se i lavori verranno realizzati in tempi contenuti presto ci dovrebbero essere ricadute positive sui territori. «Nel partecipare al bando – spiega l’assessore Morcone – i sindaci si sono presi l’impegno di superare gli ostacoli che hanno finora impedito il riutilizzo dei beni e dare così anche una spinta all’economia creando molti nuovi posti di lavoro. Per il passato, anche per la pigrizia di alcuni sindaci, ci sono stati Comuni che per anni sono stati fermi: oggi questo non può e non deve succedere e i fondi del Pnrr dovranno rimettere in moto un meccanismo virtuoso».

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