di Angelo Golia “Da Baia Domizia fino a Pozzuoli, stiamo uccidendo 5 milioni di persone” e “Caserta e Roma sono provincia di Casale”. Da quando ieri pomeriggio ho guardato l’intervista che Carmine Schiavone, ex collaboratore di giustizia, ha rilasciato ai microfoni di Sky Tg 24, queste due frasi rimbalzano nella mia testa e non vogliono uscire.

Non riesco ancora a mettere a fuoco il motivo perché nella sua lunga intervista ha detto tante cose che fanno accapponare la pelle. Il problema non è tanto il radicamento di una cosca che, nel corso degli anni, ha esteso i suoi tentacoli in buona parte del Bel Paese e anche all’estero. Non è nemmeno la rete di connivenza su cui la camorra casalese ha potuto contare nelle istituzioni del nostro territorio e che a lui fanno dire che il clan dei casalesi non potrà essere mai sconfitto. L’azione energica che lo stato ha posto in essere negli ultimi anni, fortunatamente, va in direzione opposta.

Il problema vero è l’assuefazione di chi oggi vive questi territori inquinati e devastati dal potere criminale. Come ha detto Schiavone sono stati seppelliti rifiuti pericolosi praticamente ovunque. Nel basso Lazio, nel litorale dominio ma anche a Casal di Principe. Chi può continuare a vivere ogni giorno in queste zone con il dubbio che sotto la sua casa, sotto la piazza in cui trascorre il proprio tempo libero siano seppelliti scarti industriali inquinanti o addirittura nucleari?

Sicuramente non è il caso di prendere per oro colato tutte le affermazioni di Carmine Schiavone ma almeno le autorità dimostrino di non essere conniventi. Schiavone va smentito, ridimensionato.

Altrimenti il silenzio sarà una conferma delle sue parole e allora alle popolazioni campane non resterà da far altro che ribellarsi fino a quando non ci sarà una bonifica vera, reale di queste terre. L’emergenza cancro non può essere più celata. E’ un’emergenza nazionale di cui va determinata con precisione la portata delle cause.

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