di Mario De Michele

Che piaccia o no, Angelo Brancaccio e la passata amministrazione hanno vinto la madre di tutte le battaglie. La decisione del Ministero dell’Interno di non sciogliere il consiglio comunale di Orta di Atella per infiltrazioni camorristiche segna, sotto il profilo politico, un punto decisivo a favore dell’ex sindaco e della precedente squadra di governo. Al netto delle vicende giudiziarie in cui è coinvolto Brancaccio, ai domiciliari fuori Regione dal marzo dell’anno scorso, il decreto del Viminale spazza via lo spettro della camorra che incombeva sulla passata amministrazione. “Gli elementi emersi – si legge nel provvedimento del ministro Angelino Alfano – non presentano la necessaria congruenza rispetto ai requisiti di concretezza, univocità e rilevanza”. In parole povere non è stato riscontrato alcun condizionamento della criminalità organizzata sull’attività amministrativa. Vi pare poco? I bookmakers davano per certo l’arrivo della commissione straordinaria. Quasi nessuno, a partire dal sottoscritto, avrebbe scommesso un centesimo su una decisione favorevole per Brancaccio e company. E invece l’ex sindaco ha incassato un risultato inaspettato che mette sotto una luce diversa la giunta da lui presieduta e il precedente civico consesso. La folta schiera di avversari politici potrà continuare a dire che la passata gestione è stata pessima per questa o quella scelta amministrativa, ma non potrà brandire l’arma dello scioglimento per infiltrazioni della camorra. Ora Brancaccio è atteso da una sfida ancora più ostica: nei prossimi giorni inizia il processo in cui è imputato per corruzione. Anche in questo caso le previsioni sono tutte contro di lui. Staremo a vedere come andrà a finire.

Torniamo alla decisione del Viminale. Sul piano politico gli effetti sono “dirompenti”. Il sindaco Giuseppe Mozzillo resta in sella. Chi sperava nello scioglimento per mandare a casa l’amministrazione è rimasto deluso. Certo la maggioranza non gode di ottima salute. Cammina sul filo del rasoio. E se non è stato il Ministero dell’Interno a liquidarla potrebbe comunque cadere per i numeri risicati dopo il passaggio all’opposizione di molti consiglieri. Ma sarebbe tutt’altra storia. Mozzillo e i suoi “boys” ne uscirebbero con le ossa rotte senza però il marchio indelebile dello scioglimento per camorra. Sul versante opposto il provvedimento di Alfano “colpisce e affonda” le forze politiche e sociali che si sono tirate fuori dalla disputa elettorale perché certe del commissariamento straordinario. Quella scelta si è rivelata un grave errore politico. Soprattutto da parte del Pd. In verità per i dem il rischio scioglimento è stato solo un alibi. Per mascherare la faida interna ci si è nascosti dietro il paravento di elezioni comunali definite “inutili”. Il risultato? Del Pd si sono perse completamente le tracce da mesi. Eppure esponenti come Francesco Piccirillo e Peppe Roseto avrebbero sicuramente dato voce a strati sociali e pezzi della società civile oggi non del tutto rappresentati nelle istituzioni (i consiglieri dei 5 Stelle finora si sono dimostrati debolucci). Ma i democrat ortesi e casertani sono fatti così. Sono masochisti. Il loro idolo è Tafazzi. E se fino a ieri sulla politica locale aleggiava lo spettro della camorra, ora si aggira il fantasma del Pd. Che di questo passo è destinato a perdere a vita. O al massimo a guardare la partita da bordo campo.

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