di Mario De Michele

Sul congresso del Pdl casertano è calato il sipario. Ma, com’era prevedibile, sulle polemiche resta ancora acceso l’occhio di bue. Il fuoco incrociato si è spostato sui numeri. A detta dell’ala lanfolfiana, i seimila e rotti votanti che sabato si sono recati ai seggi del Crowne Plaza sarebbero in realtà molti di meno.

Per la nuova maggioranza del partito, che poggia sul treppiede Giuliano-Polverino-cosentino, si è trattato di un grande successo di partecipazione. Chi ha ragione? Nessuno. Non sempre politica e algebra camminano fianco a fianco. E’ proprio il caso del congresso pidiellino. L’equazione maggioranza bulgara uguale a maggioranza politica presenta due incognite di difficile, forse impossibile, soluzione.

La prima: come si coniugherà il movimentismo di Polverino con il burocratismo di Giuliano e Cosentino? La seconda: che ne sarà di quella parte di ex An e non solo che non ha preso parte al congresso? La risposta non si trova né nelle parole del consigliere regionale (“Noi siamo il 97%), né nelle contestazioni numeriche dei “ribelli”.

Due incognite che pesano come macigni sul futuro politico dei pidiellini casertani. A prescindere dagli scenari nazionali (la “cosa” azzurra), il Popolo della libertà dovrà scalare la montagna di queste contraddizioni interne. Che si intrecciano, inevitabilmente, con le prossime elezioni politiche e con il problema irrisolto del rapporto con l’Udc.

Il plebiscito di cui parla Polverino si scioglierà in mille rivoli nella corsa a uno scranno in Parlamento. Anche perché la nutrita schiera di deputati e senatori pidiellini subirà una significativa sforbiciata. Altri focolai di polemica si accenderanno sul dilemma se continuare ad appoggiare l’amministrazione provinciale targata Zinzi.

Se Giuliano continua a criticare il deputato centrista (l’ha fatto anche durante il congresso) per la sua presunta gestione “solitaria”, molti esponenti della nuova maggioranza del Pdl non vogliono spezzare il filo (sotterraneo) che li lega al number one di Corso Trieste. Su questi due campi, Politiche e alleanza con l’Udc, si giocherà la partita pidiellina. Stavolta però in prima linea ci sarà anche il “battitore libero” Paolo Romano. E a differenza del congresso il risultato sarà tutt’altro che scontato. I numeri plebiscitari non serviranno a trovare la sintesi tra le anime del partito.

Politica e algebra non vanno sempre di pari passo, appunto.

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