di Mario De Michele

Tre o quattro colpi d’arma da fuoco esplosi nel cuore della notte contro la mia abitazione. All’interno c’eravamo io, mia moglie e mio figlio al piano superiore. I miei genitori al piano terra. Sguardi impauriti. Panico. Terrore. “Non mi fermeranno, non mi faccio intimidire, bla, bla, bla…”. La chiudo qui. “Chi ha avuto, ha avuto, e chi ha dato ha dato”. Non posso affatto lamentarmi. Ho avuto già abbastanza. Va bene così. Ringrazio di cuore chi da un paio d’anni mi ha riservato tante attenzioni. Ora basta. Il troppo storpia. Nel mio caso non vale il motto latino “Melius est abundare quam deficere”. È molto meglio scarseggiare perché sto a posto. Lo giuro e prometto che in caso di bisogno non esiterò a chiedere agli esperti del settore una raffica di proiettili o un bel pestaggio come si deve. Andiamo oltre. A vicende più importanti: la Fase 2. Finalmente abbiamo capito perché è tornato in voga il gioco “Tana libera tutti”. Il “rischio” di ritrovare la libertà non lo correvano i cittadini ma i camorristi. Decine e decine di boss hanno raggiunto la loro tana. E ora si godono in vestaglia di seta e con in mano un drink ghiacciato il soggiorno nella bella casa costruita con il sudore della fronte. Per carità. Massimo rispetto. Non immaginiamo nemmeno la vitaccia di chi per anni è stato costretto a farsi versare soldi da commercianti e imprenditori (tu chiamale se vuoi estorsioni). Non vogliamo essere nei panni di chi ha lavorato di notte per disseminare tonnellate di rifiuti tossici e radioattivi (tu chiamale se vuoi devastazioni). Non auguriamo a nessuno la cattiva sorte di vincere appalti pubblici milionari grazie a mirabolanti progetti ad personam (tu chiamale se vuoi corruzioni).

Va bene tutto. Però il “chi ha avuto, ha avuto, e chi ha dato ha dato” vale anche per i camorristi. E qui ci vuole un accorato appello ai politici, gli unici in Italia fermamente ancorati a sani principi e a promesse sempre mantenute: per favore, dopo una vita così sacrificata lasciate morire i camorristi in carcere in santa pace. Egregi premier, ministri, parlamentari e segretari di partito abbiate un po’ di pietà. Siete davvero senza cuore? Come fate la sera quando rincasate a guardare negli occhi i vostri pargoli dopo aver imposto ai boss dei Casalesi, contro i quali vi siete accaniti particolarmente, di tornare a fare il lavoro sporco? Come riuscite al mattino a guardarvi allo specchio al solo pensiero che decine di camorristi siano costretti di sana pianta a rimboccarsi le maniche dopo anni di onorato servizio per la collettività? Esimi premier, ministri, parlamentari e segretari di partito siete peggio di bestie feroci. E che diamine! Instancabili esecutori o mandanti di omicidi o ferimenti (tu chiamale se vuoi gambizzazioni) non meritano l’eterno in riposo dietro le sbarre? E poi la porcata più disumana: disporre la scarcerazione coatta non appena è iniziata la calda stagione. Buttati in mezzo alla strada sotto l’imminente solleone rispettabili camorristi che per le loro raggianti carriere meriterebbero senza tema di smentita di stare al fresco a vita. E invece no! Politici implacabili li impacchettano e li mandano a casa per puro sadismo. Quelli più sventurati hanno fatto ritorno nei comuni “caldi” casertani e in particolare dell’Agro aversano. Quelle zone dove, per la recessione dei prossimi anni, si tirerà a campare con pane e camorra.

Nei confronti dei coniugi-boss Salvatore Mundo e Maria Grazia Lucariello siamo alla crudeltà all’ennesima potenza. Uno fa tanti sacrifici per farsi arrestare per non convivere con la moglie e viceversa, e voi politici cosa fate? Li scarcerate e li mandate vivere assieme a Succivo facendone pagare le spese anche una personcina a modo come Michele Aletta. Nella sua abitazione si svolgevano gli incontri tra Casalesi e politici per spartirsi la torta del business legato alla nascita abusiva di “Orta 2”. L’anno prossimo si vota alle comunali di Succivo. Suo cognato Salvatore Papa, attuale vicesindaco, correrà per la fascia tricolore. Per Aletta, sarà un’altra sfacchinata per farlo eleggere. Auguri. Non finisce qui. I nostri rappresentanti istituzionali sono talmente spietati da mettere in “semilibertà” (tu chiamale se vuoi detenzioni) Mundo, detto “o’ Mister, proprio quando i campionati di calcio sono fermi per il Coronavirus. Nel caso di specie si è perso il senso della misura. Che intervenga quanto prima la Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità. Mundo, Lucariello (Succivo), il boss Piccolo (Casapesenna), che poi non è proprio così piccino, Michele Ferriero, capoclan di Cesa e decine di altri esponenti dei Casalesi sono quelli che dovrebbero stare a cuore alla classe dirigente nazionale. Quello di Pasquale Zagaria è solo un nome altisonante che serve a fare l’ammuina mediatica fuori dalle carceri (fra poco parleremo di quella all’interno). I camorristi che si daranno un bel da fare sul territorio saranno le seconde-terze-quarte-quinte file dei Casalesi. I piccoli e medi boss torneranno a lavorare sodo. Con gli indultini coperti dalle mascherine anti Covid-19 torneremo all’anno zero nella lotta ai clan, in particolare nel Casertano, ancor di più nell’Aversano. Lo capisce anche mio figlio 15enne.

A proposito, torno un attimo alla piacevole notte vissuta nella pace domestica tra il 3 e il 4 maggio. Benemeriti Donato D’Amato e Gabriele Tadoldi (lo cito lo stesso pure se non vuole), rispettivamente comandanti del Gruppo dei carabinieri di Aversa e del Nucleo investigativo, voi che avete trascorso ben 13 ore di fila con me recandovi precipitosamente e, di questi tempi, avventatamente a casa mia per non farmi mancare il sostegno dello Stato, la prossima volta, vi prego, dormite sonni tranquilli. Vi esponete e mi esponete al serio rischio di essere dati al fuoco da De Luca “Ivan il Terribile” per l’assembramento di carabinieri in un’abitazione. Governatore faccia il bravo col lanciafiamme, sto spesso con i carabinieri, mai con i pompieri. Esimio procuratore capo di Napoli Giovanni Melillo e sua eccellenza signor prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, non allertatevi per mettere in condizione un giornalista delle quinte file di scrivere articoletti faceti sugli affari milioni delle cosche. Vi sarò sempre riconoscente. Persone come voi, come D’Amato, come Tadoldi, come il commissario di Aversa Vincenzo Gallozzi danno fastidio. Troppo ligie al dovere. E con eccessivo senso dello Stato. Come vi passa per la testa di arrestare camorristi, spacciatori, usurai garantendo l’ordine pubblico? Mica siamo in Germania!

Consentiteci un rimbrotto anche a Nino Di Matteo. Il pm ha lanciato un monito: “La scarcerazione di boss è un segnale tremendo. Non vorrei che questo Paese stesse dimenticando la stagione delle bombe e della trattativa Stato-mafia”. Dottor Di Matteo, lei è una persona integerrima e di grande spessore, come le salta in mente di dubitare del fatto che la politica italiana dimentichi la trattativa Stato-mafia? Suvvia, dottor Di Matteo. Troppo ingenuo. Ora si spiega perché Bonafede ha prescelto un altro alla guida del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). Al ministro della Giustizia serviva uno sveglio. Di quelli in grado di non far fare “l’ammuina in carcere”. Non possiamo dare torto al Guardasigilli. Peraltro con un ministro che si chiama Bonafede siamo una botte di ferro: un nome, una garanzia.

Ah, quasi lo dimenticavo. Stimati camorristi, mi raccomando, non prendetevela con me. Non è colpa mia se contro la vostra volontà siete stati trasferiti nelle zone calde mentre eravate al fresco. Ho già avuto. Non vi disturbate oltre.

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