di Mario De Michele

Il Pdl casertano chiude per bancarotta politica. Dopo le esilaranti esibizioni di Francesco Zaccariello e Filippo Mazzarella, che completano la stagione teatrale piediellina 2011/2012 (con un cartellone davvero irripetibile), al partito di Terra di Lavoro non resta che riciclarsi nel mondo dello spettacolo (visti gli ottimi risultati) abbandonando qualsiasi velleità politica.

Dall’insediamento dell’amministrazione provinciale, guidata da Domenico Zinzi, i berluscones hanno inanellato una serie di figuracce da guinness dei primati. Difficile rievocare tutti gli atti di una commedia infinita e ricca di risvolti tragicomici. Le prime performance cabarettistiche risalgono al momento della scelta del candidato alla presidenza della Provincia. Il leader casertano del Pdl, Pasquale Giuliano – fagocitato da Nicola Cosentino, incazzato nero per non aver potuto partecipare alla corsa a governatore della Campania per note vicende giudiziarie – sbandierò ai quattro venti che l’aspirante presidente non sarebbe mai stato un esponente dell’Udc, altrimenti il suo partito avrebbe corso da solo alle elezioni.

E puntualmente fu candidato un rappresentante dell’Udc, Zinzi appunto, che stravinse la contesa elettorale. Ma il teatrino pidiellino, dopo i forzati baci e abbracci della campagna elettorale, ripropose sul palco della politica la sceneggiata della composizione della giunta. Fu questo uno dei momenti migliori della carriera comica dei vertici del Pdl, quello che ne segnò la definitiva consacrazione nel mondo dello spettacolo. La compagnia-dirigenza casertana iniziò letteralmente a dare i numeri: “Vogliamo 8 assessori”. “Se non sono 8, ne vogliamo almeno 6”. Ma alla fine si accontentarono, cantando spudoratamente vittoria, di 4 assessori; tutti esterni, cioè non consiglieri provinciali.

Sulla scia dell’inaspettato successo per la composizione dell’esecutivo (Zinzi fu irremovibile e tutti i paletti da lui posti furono rispettati), Giuliano & company si resero protagonisti di un altro clamoroso colpo di scena, degno delle migliori commedie di Plauto. Lo scorso dicembre, nel clou della stagione teatrale pidiellina, i vertici casertani costrinsero i propri assessori a dimettersi dalla giunta provinciale. “Zinzi è un accentratore”, fu la nuova opera recitata dal mattatore Giuliano su tutti i palcoscenici di Terra di Lavoro.

Ma proprio quando la stella di Giuliano brillava incontrastata nella costellazione del teatrino della politica, si levarono i primi fischi e qualche “buuu” dalla platea del Pdl. La crisi in Provincia, infatti, si è protratta per otto mesi senza che “l’accentratore” Zinzi ne fosse minimamente scalfito. Anzi l’azione amministrativa è proseguita come se nulla fosse e anche con buoni risultati. Nel frattempo tra il pubblico pidiellino è cresciuto un legittimo malcontento. In tanti si sono posti una domanda: “Che senso ha pretendere da Zinzi scelte collegiali, e poi lasciargli completamente campo libero?”.

Ecco: che senso ha ed ha avuto? Nessuno. Ma un risultato l’ha prodotto: da allora è iniziato un inarrestabile e repentino processo di sgretolamento e implosione del Pdl. La crisi in Provincia e l’altra pantomima del congresso mai celebrato (fissato ufficialmente una decina di volte) hanno creato un mix esplosivo che ha coperto e continua a coprire di ridicolo il Popolo della libertà casertano. L’unico che ha avuto uno scatto di orgoglio è stato Gennaro Coronella, che si era dimesso da vicecoordinatore provinciale, prima di tornare sui suoi passi dopo la promessa, non mantenuta, di Alfano di celebrare il congresso.

Ma poiché al peggio non c’è mai fine, in queste ore, dal tragicomico si è passati all’avanspettacolo. Dopo otto mesi, le diverse anime (morte, direbbe Gogol) del partito avevano trovato l’intesa sui nomi degli assessori. Anche in questo caso il Pdl non ha perso l’abitudine di dare i numeri proponendo diversi schemi di gioco: 2+2 (due assessori interni e due esterni), 3+1, o 4 su 4 (tutti interni). Alla fine si è optato per il modulo 4 su 4. I nomi dei prescelti, i consiglieri provinciali Dello Vicario, Giaquinto, Mazzarella e Zaccariello, sono stati comunicati al presidente Zinzi, che nei giorni scorsi ha ufficializzato la nomina dei nuovi assessori.

Fine della commedia? No, l’inizio di un’altra pagliacciata. Hanno solcato il sipario e sono entrati in scena i peones. Il primo a dare spettacolo è stato Mazzarella, che ha avuto un ripensamento nell’accettare l’incarico a causa di alcuni attacchi mediatici (mah!). “Ci devo pensare, ne devo parlare con la mia famiglia”, il copione recitato da Mazzarella. Interpretazione pessima, che ha fatto rimpiangere le performance di Giuliano.

Il secondo atto della sceneggiata piediellina è stato interpretato da Mazzarella, che ha rifiutato la nomina. Perché? Boh! Pur con un finale imprevedibile, la commedia dell’arte del duo Zaccariello-Mazzarella è talmente scadente da offendere l’intelligenza e il buon gusto di tutti gli spettatori. Dietro i loro ripensamenti e dinieghi c’è un unico grande burattinaio: Nicola Cosentino. I suoi guai giudiziari lo hanno costretto a starsene dietro le quinte. Ma lui, che si considera ancora il padre-padrone del Pdl casertano, non ha assistito da pensionato della politica al confronto-scontro sui nomi dei nuovi assessori.

Non gli è andato giù il 4 su 4. Avrebbe voluto giocare con il 3+1 per mettere in campo un suo fedelissimo: Ettore Corvino. E allora è intervenuto a gamba tesa. Ha tirato le orecchie a Zaccariello e Mazzarella e li ha indotti a un clamoroso dietrofront. Entrambi, infatti, sono legati a doppio filo all’ex sottosegretario. Zaccariello per motivi, diciamo, di lavoro, o di posti di lavoro; Mazzarella per motivi “sanitari”, in quanto urologo dell’ospedale civile di Caserta, dove Cosentino continua a fare il bello e il cattivo tempo (vedi l’Unita operativa complessa Marketing e Comunicazione creata ad hoc per il fido Michele Izzo, forse unico caso in Italia).

E’ nata così l’ultima opera teatrale del Pdl casertano. Il titolo? Presto detto: “Tengo famiglia”.

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