Prescrizione, si torna alla legge Orlando. E si cancella la Bonafede. Non più la prescrizione bloccata definitivamente dopo il primo grado, con il meccanismo della improcedibilità in Appello inventata dall’ex Guardasigilli Marta Cartabia, ma la vecchia e storica prescrizione che dura fino al terzo grado di giudizio e, se il processo è lento, lo porta direttamente all’estinzione. Come anticipato da Repubblica, ecco l’ordine del giorno di Enrico Costa di Azione – porta il numero 705-A – sottoscritto da tutto il Terzo polo, su cui lo stesso Costa in aula ha trattato ieri con i sottosegretario alla Giustizia, il leghista Andrea Ostellari. Ed ecco il passaggio chiave che porterà alla fine della Bonafede: “Non può non rilevarsi la necessità di ripristinare definitivamente la disciplina sulla prescrizione in un quadro di coerenza sistematica. L’allungamento dei tempi processuali non solo collide con gli obiettivi del Pnrr che, al contrario, ne impongono una significativa riduzione, ma si pone altresì in aperto contrasto con i princìpi costituzionali di presunzione d’innocenza, funzione rieducativa della pena e ragionevole durata del processo”. L’ordine del giorno impegna il Governo “a predisporre, con una rivisitazione organica, il ripristino della disciplina della prescrizione sostanziale in tutti i gradi di giudizio, rimuovendo le criticità attuali derivanti dalla legge 3/2019”. E cioè la legge Spazzacorrotti dell’ex Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Scrive Costa che, nel decreto Rave, vi sono gli articoli per il rinvio della Cartabia, “sulla base di difficoltà organizzative che gli uffici giudiziari avrebbero potuto riscontrare nell’attuazione delle disposizioni immediatamente applicative del provvedimento”. Quindi la materia dell’odg è compatibile con il decreto e può essere ammesso. Inoltre, scrive ancora Costa, proprio nella riforma Cartabia vi sono “le disposizioni in materia di prescrizione, intese a rimediare alle criticità della legge 9 gennaio 2019, n. 3 – la così detta “Spazzacorrotti” – la quale aveva modificato l’articolo 159 del Codice penale, prevedendo che il decorso della prescrizione subisca una sospensione dopo la pronuncia della sentenza di primo grado”. E ancora: “La riforma Cartabia, tuttavia, non ha modificato il principio di sospensione della prescrizione sostanziale dopo la sentenza di primo grado fissato dalla riforma Bonafede, configurando piuttosto un’ipotesi di improcedibilità in appello”. E cioè la Spazzacorrotti resta comunque. Secondo Costa, “pur dovendosi apprezzare la scelta di ovviare alle macroscopiche criticità derivanti dalla Spazzacorrotti, non può non rilevarsi la necessità di ripristinare definitivamente la disciplina sulla prescrizione in un quadro di coerenza sistematica; l’allungamento dei tempi processuali non solo collide con gli obiettivi del PNRR che, al contrario, ne impongono una significativa riduzione, ma si pone altresì in aperto contrasto con i princìpi costituzionali di presunzione d’innocenza, funzione rieducativa della pena e ragionevole durata del processo”.

Et voilà. La maggioranza sottoscrive l’ordine del giorno e s’impegna a cambiare la prescrizione tornando alla legge Orlando. Che prevedeva il seguente meccanismo. La prescrizione si ferma per complessivi 36 mesi, 18 in Appello e 18 in Cassazione, per consentire al processo di andare avanti. La norma, in Appello, vale solo per i condannati e non per gli assolti.

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