“Caserta non è sicura: non lo è per i bambini, non lo è per i ragazzi, non lo è per le famiglie”. In tema di sicurezza cittadina interviene Emilianna Credentino, consigliere comunale di Caserta e vice presidente della quarta Commissione consiliare permanente, per richiamare l’attenzione delle istituzioni locali sui rischi che corrono quotidianamente i cittadini casertani. “Oggi piazza Cattaneo è diventata il simbolo – su scala nazionale, dopo la vicenda che ha coinvolto Luca Abete – dell’abusivismo commerciale. Tema legato strettamente alla sicurezza che manca fortemente nel centro della nostra città, sia durante il giorno che negli orari della movida selvaggia. Questo perché la vivibilità non sembra essere una priorità per l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Marino. L’annuncio del sindaco di istituire un mercatino multietnico legale è un libro già letto. A giugno scorso, quando la sua giunta si stava insediando, Marino annunciava la liberazione di piazza Cattaneo come primo atto della sua gestione. Poi però non è cambiato nulla. Chiediamo quindi al sindaco – afferma il consigliere di minoranza – di fare uno sforzo in più, prevedendo stabilmente presidi di legalità nelle zone maggiormente a rischio sicurezza, non solo in piazza Cattaneo”. “I nostri giovani non si sentono al sicuro nelle loro strade, i genitori non sono tranquilli quando i figli escono di casa per vivere la città, giustamente, anche nelle ore serali”. L’esponente del gruppo “Caserta nel cuore” aggiunge alla richiesta di maggiore presenza delle forze dell’ordine, una proposta: “Entriamo nelle scuole, parliamo con gli studenti: bisogna educare prima di tutto loro. Facciamogli capire perché sia così importante rispettare le regole di una società civile. Pensiamo ad un progetto in grado di diffondere la legalità, per spiegare ai ragazzi come comportarsi in strada. Sappiamo – conclude Credentino – che presto i sindaci avranno maggiori poteri in materia di sicurezza urbana: ci auguriamo di vederne rapidamente i frutti, anche nel nostro capoluogo”.

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