Finalmente c’è una voce fuori dal coro nella maggioranza di centrosinistra capitanata dal sindaco del Pd Enzo Guida. Nei giorni scorsi il consigliere Gina Migliaccio ha rimesso le deleghe alle Pari opportunità e ai Rapporti con le associazioni. L’esponente dem non ha condiviso alcune scelte amministrative e ha ritenuto inaccettabili le “invasioni di campo” di alcuni assessori nei settori di sua competenza. Migliaccio non sta prendendo più parte alle riunioni di maggioranza per marcare la distanza dalla coalizione targata Guida. Il consigliere del Pd ha sempre assunto una posizione critica nei confronti dell’amministrazione comunale perché alcune decisioni non erano in linea né con il programma elettorale né tantomeno con lo spirito della lista Nuova Primavera Cesana. Migliaccio è un promettente avvocato che nella sua azione amministrativa non ha mai smarrito le stelle polari della legalità e della trasparenza. Non a caso è sempre stata guardata in tralice dal sindaco Guida e dal suo cerchio magico. A Cesa infatti si sono invertite le categorie della politica: chi lavora nel rispetto delle regole e nell’esclusivo interesse della collettività è visto come un corpo estraneo, in qualche caso come un elemento disturbante. E guai a disturbare il grande manovratore Guida. Lui non accetta le critiche e soprattutto odia chi si frappone sul suo cammino di padre-padrone.

Gina Migliaccio e Enzo Guida

A differenza di altri esponenti della maggioranza la Migliaccio è una testa pensante. Non è una “yes woman”. Non è cooptabile dal primo cittadino. E perciò andava isolata. Guida e i suoi fedelissimi hanno fatto di tutto per rendere la vita difficile a Migliaccio. Alcuni assessori di fatto l’avevano esautorata dalle sue deleghe. Insomma, le è stato chiuso ogni spazio di agibilità politico-amministrativa. Lei, con grande coerenza e correttezza istituzionale, ha deciso di farsi da parte senza alimentare polemiche per non prestare il fianco ad eventuali attacchi strumentali dell’opposizione. Nella prima fase del mandato ha dovuto ingoiare qualche rospo. Poi ha deciso di sfilarsi per non diventare uno strumento nelle mani di amministratori che hanno una concezione della gestione della cosa pubblica diametralmente opposta alla sua. Gina Migliaccio è una persona serie e perbene. Tutta un’altra cosa rispetto a chi oggi fa il bello e il cattivo tempo al Comune. Di fronte al clamoroso gesto del consigliere del Pd la sezione locale dovrebbe aprire una discussione approfondita sul sindaco e sulla giunta che già da un bel po’ si sono resi protagonisti di una serie di scelte scellerate. Il segretario cittadino dem Peppe Mangiacapre dovrebbe uscire dal letargo. Il Pd è l’unico partito organizzato a livello territoriale. Non può subire passivamente il dominio assoluto imposto dal sindaco. Che dall’inizio del secondo mandato si comporta come l’imperatore di Cesa. La sezione dem dovrebbe fargli capire che ha vinto le elezioni non il Comune. A casa sua può fare ciò che vuole. Da sindaco deve rispettare le regole e soprattutto fare scelte collegiali e condivise anche sotto il profilo politico. Altrimenti è magli abbassare la serranda del Pd. Oppure cambiare la targa affiggendo quella con scritto: PdEG. Partito di Enzo Guida.

Mario De Michele

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