Restano fermi tempi e obiettivi del governo sulla riforma del mercato del lavoro. Il presidente del Consiglio Mario Monti conferma che il confronto non andrà oltre la prossima settimana. Ma un round di incontri informali con sindacati e Confindustria a Milano, anche con il ministro del Lavoro Elsa Fornero,

non accorcia le distanze con le parti sociali: ieri, al termine di una giornata fitta di colloqui l’intesa non appare per nulla più vicina. Il luogo di incontro è la Fieramilanocity dove al convegno di Confindustria ‘Cambia Italia. Riforme per crescere’ sono in programma gli interventi di Mario Monti, dei leader di Cgil e Cisl, e della presidente degli industriali. Arrivano anche il segretario generale della Uil, ed il ministro del Lavoro. Le prime chiacchierate informali sono con il premier e il ministro, prima la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, poi i leader dei sindacati, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti.

Al termine del convegno un nuovo incontro: oltre due ore e mezzo di confronto con Elsa Fornero, senza Monti. E’ però il presidente del Consiglio a confermare che “la settimana prossima si chiuderanno le trattative” chiedendo a tutti di lavorare per l’accordo. “Se veramente teniamo al futuro e ci fidiamo gli uni degli altri, allora ognuno deve cedere qualcosa rispetto al legittimo interesse di parte. Il nostro compito e far emergere l’interesse generale”, dice Monti, che nel suo intervento cita più passaggi di un editoriale di Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera. “Se le pressioni delle corporazioni o di colleghi ministri dovessero chiederle un passo indietro Elsa Fornero dovrebbe, con lo stile e la determinazione che la caratterizzano, abbandonarli al loro destino”, scrive Giavazzi.

E Monti aggiunge: “Temo che non possa abbandonarci al nostro destino, anche perché martedì, se me lo consentirà, sarò al suo fianco per presiedere la riunione con le parti sociali. Sia chiaro a tutti che il presidente del Consiglio prega il ministro del Lavoro di avere un po’ più presente l’interesse del futuro dei giovani. Credo che arriveremo ad argomentare in modo che ciascuno capisca”. Anche José Manuel Barroso dà la sua ‘benedizione’ alla riforma voluta da Monti e più volte spiega che ci vuole equilibrio fra flessibilità in entrate e in uscita in un Paese come l’Italia dove il livello di occupazione è ben più basso rispetto alla media europea soprattutto fra donne e giovani. E’ una posizione vicina a quella di Mario Monti che oggi non definisce il posto fisso noioso ma spiega che “bisogna rendere le tutele sociali migliori perché seguano il lavoratore in tutte le fasi senza ossificare il posto di lavoro, condizione che nessuno ritiene più realistica”. Alla fine, il clima resta teso nel confronto con le parti sociali. Non usa giri di parole la leader della Cgil, Susanna Camusso: da un accordo “siamo belli lontani” dice definendo “complicato trovare l’intesa”.

Ed il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, conferma: “Non scommetterei soldi sull’accordo. Non ci sono allo stato attuale soluzioni condivise, il punto fondamentale è l’articolo 18′. Dal fronte delle imprese, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia avverte che se la riforma “sarà un compromesso al ribasso, meglio non farla, o quanto meno non avrà la firma di Confindustria”; gli industriali saranno invece pronti a firmare “con entusiasmo se sarà una riforma vera, profonda”. Un pressing su richieste, diverse per sindacati e imprese, che negli incontri di Milano non ha strappato aperture dal governo. Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, dagli incontri in mattinata con Mario Monti “sono emersi estremismi” da superare. Senza accordo, avverte, “il governo farà da solo e sarà una riforma più dura”. E alla sera dall’Aquila è lo stesso premier a rilanciare un appello: “mi auguro che la prossima settimana Confindustria e sindacati superino le loro differenze”.

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