Un vertice per tracciare la linea del governo e trovare una soluzione ai contrasti che agitano la maggioranza. Lo stato maggiore del centrodestra si ritrova a palazzo Grazioli per parlare di manovra economica. Intorno al tavolo Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti, Umberto Bossi, i capigruppo e coordinatori dei partiti.

Alla fine Berlusconi si dirà “soddisfatto del clima”, pur rimarcando che ora è neccessario trasmettere coesione e unità anche all’esterno. Mentre Bossi commenta: “Va così così, il governo rischia fino a che non è passata la manovra. Riduzione tasse? Non questa volta”. E se il leghista Marco Reguzzoni definirà quella odierna “una riunione serena e costruttiva” in cui tuttavia “non è stata presa nessuna decisione”, Roberto Maroni rimanda tutto a giovedì in consiglio dei ministri. Franco Frattini, invece, si spinge più avanti: “La manovra sarà di 43 miliardi (nel tardo pomeriggio si parla di 47, ndr). Non ci sarà una riduzione delle tasse ma una loro rimodulazione”. E anche sui rapporti tra il ministro dell’Economia e il resto dell’esecutivo pare sia in arrivo qualche novità: “Tremonti ha recepito la richiesta di collegialità”. Lo stesso Tremonti esclude ogni volontà di dimissioni 1. Anche se a fine vertice il ministro dei Beni culturali Giancarlo Galan osserva: “Quello che non mi piace della manovra è che c’è un sistema di controlli preventivi durante l’approvazione e dopo l’approvazione dove tutto il potere di controllo e di verifica è affidato a un solo ministro”. Il compito di spargere ottimismo se lo prende il ministro della Giustizia e segretario Pdl Angelino Alfano. La Lega? “Atteggiamento costruttivo”. Il governo ? “Rafforzato”. Tremonti? “E’ convinto che la maggioranza lo sosterrà”. Tagli? “Si parte dai palazzi della politica”. In questo quadro il segretario del Pd Pierluigi Bersani parla di “farsa drammatica” e di “presa in giro” di fronte alla quale l’unica soluzione è il voto anticipato, mentre il leader dell’Idv Antonio Di Pietro apre alla possibilità di votare la manovra e il numero uno dell’Udc Pierferdinando Casini sostiene che “la maggioranza è in panne”. Il pre-consiglio dei ministri. Nel tardo pomeriggio, a Palazzo Chigi, pre-consiglio con tutti i ministri. A Tremonti il compito di illustrare i contenuti della manovra 2. Sulla cui necessità si pronuncia la Corte dei Conti 3: “La tempestività con la quale viene in questi giorni proposta una nuova impegnativa manovra di finanza pubblica dimostra che il governo è ben consapevole di quanto, nel complesso, il percorso di aggiustamento strutturale dei conti pubblici si presenti gravoso e di grande complessità”, dice il presidente di Sezione Luigi Mazzillo. Le reazioni. Per Bersani, “siamo alla farsa drammatica”. Se la scaglionatura della manovra in vista del pareggio di bilancio, come sembra emergere dal vertice di Palazzo Grazioli, concentrerà il grosso sul biennio 2013-2014, “è una presa in giro colossale per l’Italia” perché “significa esporre il Paese a un messaggio privo di ogni credibilità”. “Se gli accordi sono questi, è chiaro che la Lega esce tranquilla! – conclude Bersani – Credo però che gli italiani devono essere un po’ meno tranquilli perché sono in mano a nessuno. Questa è la situazione”. Una situazione in cui le elezioni anticipate sono “l’unico modo per fare chiarezza”. Anche Casini sottolinea la tempistica: “Se fosse così, sarebbe una prova di irresponsabilità totale: scaricare sull’anno elettorale, sul 2013, tutto il peso e l’onere di una manovra, rischia di essere sleale e rischiamo di pagare molto cara questa furberia già dai prossimi giorni. Noi abbiamo detto al governo che sosteniamo la manovra se è fatta di scelte impopolari, se mette in sicurezza i conti pubblici… A fronte di una disponibilità di una parte dell’opposizione a sostenere la manovra, prevalgono le furberie”. Possibilista invece Di Pietro: “Noi esamineremo voce per voce la manovra di Tremonti e alla fine diremo un sì o un no. Se poi il ministro Tremonti voterà i nostri emendamenti ne saremo ben felici…”.

 

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